Ansia da terremoto: come fronteggiarla. Intervista allo psicoterapeuta Marco Angeloni. Da un paio di settimane il tratto di costa adriatica compreso tra Pesaro e Ancona è alle prese con una crisi sismica inauguratasi la mattina di mercoledì 9 novembre alle ore 7.07, quando due forti scosse, una dopo l’altra, la prima di magnitudo 5.5 e l’altra di magnitudo 5.0, hanno colpito l’intera area in questione. Le due scosse hanno dato il via a un lungo sciame sismico che ha sin qui fatto registrare centinaia di ulteriori scosse di intensità minore, generando nella popolazione dell’intera area ansia e preoccupazione.
Una popolazione, quella anconetana, avvezza al terremoto. Cinquant’anni fa, era il 1972, il capoluogo anconetano fu colpito da una lunga, grave crisi sismica, che iniziò nel mese di febbraio e sferzò la città dorica per lunghi mesi. Le scosse di mercoledì 9 novembre hanno risvegliato timori latenti, paure con le quali la città di Ancona sperava di non doversi più confrontare. Come fronteggiare l’inevitabile ansia generata dal terremoto? Come gestirla? SaluteToday ne parla con Marco Angeloni, psicologo, psicoterapeuta, membro dell’International Society of the Rorschach
Ansia da terremoto: come fronteggiarla. Intervista allo psicoterapeuta Marco Angeloni.
Dott. Angeloni, l’esperienza del terremoto genera molta paura. È una paura che non si esaurisce con la scossa ma che può protrarsi per lungo tempo. C’è un segreto per imparare a conviverci? Se si, quale?
“Da sempre il terremoto rappresenta una delle calamità naturali più terrificanti e imprevedibili, con la sua profonda capacità di gettare gli essere uomini nel caos, aggredire le umane sicurezze arrivando ad attivare uno stato di allerta costante in ognuno di noi.
Il terremoto nel passato era espressione della potenza e collera divina. I Greci, ad esempio, pensavano che i terremoti fossero frutto dell’ira di Poseidone, dio del mare, e dei tentativi di fuga dei Giganti, imprigionati dagli dei dell’Olimpo nelle viscere della Terra. Varuna, dio della mitologia indiana, puniva gli uomini con il terremoto, in Colombia, invece, il responsabile è il demone Chibchacum costretto a portare la Terra sulle spalle provocando scosse nello spostare da una spalla all’altra il globo terracqueo.
Queste sono solo alcune delle divinità responsabili del terremoto, se ne potrebbero citare molte altre, visto che ogni cultura avanzava la sua spiegazione per tale evento, ciò dovuto anche al fatto che nell’antichità sono state numerosissime le distruzioni di città importanti per via di terremoti; Tebe, Micene, Petra, Rodi, Troia, Gerico ne sono solo alcuni esempi. La necessità degli uomini di dare senso a tali eventi catastrofici con annessa la conseguente sensazione di impotenza, nei tempi passati, portava gli antichi ad attribuire alla divinità, ovvero a qualcosa di onnipotente, la responsabilità dei terremoti. Questi, in ogni caso, hanno sempre lasciato ampie tracce nella cultura, nelle strutture sociali, e nelle strutture mentali ed emotive degli individui, scatenando reazioni emotive abnormi che non permettono di reagire adeguatamente e con lucidità. Il terremoto un evento in grado di minare nella profondità aspetti simbolici di sicurezza rappresentati da beni come la casa, che da nido sicuro può trasformarsi in una trappola mortale, diventando terreno fertile per sentimenti di impotenza e vulnerabilità L’effetto traumatico di un terremoto si traduce in perdita delle nostre certezze sul presente e sul futuro, in uno stato di allarme costante attraverso tensione emozionale e fisica.
Essendo un evento non prevedibile, le uniche armi a nostra disposizione sono le strategie di contrasto come le buone pratiche da mettere in gioco durante la scossa, riuscendo a mantenere un giusto livello di paura in grado di attivare una reazione proattiva senza farsi travolgere dal panico che porta all’immobilismo che potrebbe risultare fatale”.
Quali sono le categorie più esposte allo stress post-traumatico?
“È bene sempre ricordare che non sono gli eventi esterni a determinare la grandezza di un trauma, ma il vissuto soggettivo dell’evento in relazione alle peculiarità della persona come storia personale, costituzione psichica e mondo affettivo. Conseguentemente, più che categorie specifiche sposterei l’attenzione sulla presenza di una particolare fragilità psichica o fisica di chi subisce l’evento. In un stato di precario equilibrio interno anche una situazione molto piccola, che può risultare impensabile per alcuni capace di generare un trauma, trova terreno fertile nei vissuti di fragilità interiore acquisendo caratteristiche traumatizzanti.
L’ incapacità di elaborare delle strategie resilienti successiva ad un evento, può essere ricondotta ad esperienze traumatiche dell’infanzia, non elaborate o dissociate. Nel caso di specie, il terremoto, può riattivare nuclei traumatici legati al passato, contenuti ai quali l’io, a suo tempo non ancora ben strutturato, non era stato in grado di affrontare. Alla comparsa di esperienze intollerabili questi contenuti traumatici, che la psiche aveva rimosso, possano riemergere, insieme all’affetto ad essi legato, ed invadere l’individuo. In sostanza non tutti gli eventi luttuosi, di perdita, minaccia, o che inducono sentimenti di impotenza sono automaticamente traumatici e molte situazioni apparentemente irrilevanti possono creare traumi e danni psichici permanenti. La causa scatenante del trauma è attuale, ma le motivazioni sono da cercare in eventi passati rimasti a lungo dormienti ma in grado di strutturare un equilibrio precario”.
Vi sono sintomi specifici che contribuiscono alla diagnosi di stress post traumatico?
“Il DSM-5, il manuale utilizzato dai clinici per diagnosticare e classificare i disturbi mentali, identifica alcuni sintomi che appaiono nell’immediatezza come shock, incredulità, rabbia e irritabilità confusione, disperazione, ansia, paure accentuate, tensione muscolare, tachicardia, nervosismo e agitazione. Queste sono da considerarsi reazioni fisiologiche all’evento traumatico successivamente, nel tempo, possono comparire altri sintomi come negazione, intrusione improvvisa di ricordi legati all’evento, intorpidimento, difficoltà di concentrazione, stanchezza e spossatezza, sbalzi d’umore, tristezza, ritiro e senso di vergogna”.
Ansia da terremoto: qual è l’approccio terapeutico più adeguato?
“Un sostegno psicologico che aiuti a superare le difficoltà del momento appare essere fondamentale ma non bisogna sottovalutare una seconda parte di lavoro mirata a restaurare delle difese in grado di far fronte al trauma. L’approccio psicodinamico aiuta a superare il momento immediato attraverso un processo di rielaborazione del trauma relegandolo ad un vissuto del passato, che può rappresentare un evento trasformativo, ma non più foriero di ulteriori elementi traumatici. Attraverso la relazione con il terapeuta, vissuto come figura rassicurante e in grado di garantire un solido sostegno, si avvia il processo analitico mirato al recupero di tutti gli elementi che possono offrire un ausilio attivo alla cura. Questi non sono elementi fissi, ma variano da persona a persona perché strettamente connessi alla storia interna ed esterna dell’individuo e a modalità personali di far fronte all’evento traumatico”.
Ansia da terremoto: tre brevi suggerimenti per vivere meglio questi giorni così difficili
“In primis ritegno sia fondamentale accettare che il terremoto non sia un evento prevedibile. Atteggiamenti ossessivi di controllo come la spinta compulsiva a consultare siti specifici o rimanere guardinghi alla minima vibrazione possono solo creare uno stato ansiogeno costante. Appare più centrato formarsi ed informarsi sulle buone pratiche per affrontare le scosse: sapere quali comportamenti mettere in atto, quali postazioni nel proprio immobile garantiscono la maggiore sicurezza.
In secondo luogo, provare, ove possibile, a calarsi nuovamente nella quotidianità. Il lavoro, lo sport, gli impegni di ogni giorno possono aiutare a riportare la nostra attenzione sul hic et nunc, sul presente, costituito di tanti aspetti e non solo da terremoto.
Infine, prestare estrema attenzione alle proprie reazioni: se i sintomi raccontati sopra risultano essere persistenti non esitare a chiedere aiuto ad un professionista evitando soluzioni per anestetizzare il proprio sentire. Il problema verrebbe solo negato e non affrontato”.
Marco Angeloni
Marco Angeloni, psicologo, psicoterapeuta e ipnoterapeuta. Specializzato in psicoterapia psicosintetica ed ipnosi ericksoniana presso la scuola SPPIE – H.Bernheim di Verona. Ha conseguito il Master di II livello in ipnosi ericksoniana presso la Scuola Italiana di Ipnosi e psicoterapia ericksoniana di Roma approfondendo in particolare la psicologia analitica (Jung) attraverso un ampio lavoro di riflessione sui sogni, le modalità analitiche a carattere immaginativo e la grande attenzione alla funzione simbolica e ai simboli nella cultura e nella storia psichica sia dell’individuo che dell’Umanità. È inoltre impegnato ne I tempi dell’adozione, servizio rivolto sia alle coppie che hanno maturato l’intenzione di adottare un figlio che alle coppie che hanno figli adottivi e desiderano essere seguite con attività di sostegno e supporto.