Cambio di stagione: il cervello lo avverte. Secondo uno studio condotto di recente sui topi dai ricercatori dell’Università della California a San Diego, il cervello è in grado di avvertire il cambio di stagione, grazie a un circuito di neuroni che modifica le molecole segnale a seconda delle variazioni della luce diurna. I risultati, pubblicati sulla rivista Science Advances, potrebbero avere importanti risvolti per la terapia della luce, utile contro i disturbi dell’umore come depressione.
Cambio di stagione: il cervello lo avverte. Lo studio
Lo studio era incentrato su una piccola struttura del cervello: il nucleo soprachiasmatico, formato da 20 mila neuroni. Questa piccola parte del cervello è definita come un orologio che regola i cambiamenti fisici, mentali e comportamentali che avvengono durante il corso delle 24 ore. Viene condizionato ogni aspetto, a partire dalla temperatura corporea fino alla produzione degli ormoni.
Il funzionamento del nucleo soprachiasmatico avviene sulla base degli input provenienti da cellule specializzate della retina, le quali comunicano i cambiamenti di intensità e durata della luce diurna. Si è scoperto inoltre che i neuroni del nucleo soprachiasmatico si coordinano fra loro per adattarsi alle variazioni di luce, cambiando i tipi e le quantità di neurotrasmettitori che vanno a influenzare l’attività del cervello e i comportamenti.
Ulteriori cambiamenti stagionali sono stati riscontrati nel numero di neuroni che producono neurotrasmettitori nel nucleo paraventricolare, un’area del cervello che controlla stress, metabolismo e altre funzioni autonome.
Davide Dulcis, neuroscienziato italiano coordinatore dello studio ha affermato: “La scoperta più importante in questo studio è che abbiamo capito come manipolare artificialmente l’attività di specifici neuroni del nucleo soprachiasmatico inducendo l’espressione di dopamina nel nucleo paraventricolare”.
Se i risultati di questo studio venissero confermati anche nell’uomo, potrebbero essere adottate nuove strategie terapeutiche per la depressione maggiore, la depressione post-partum e i disturbi bipolari.