Chemioterapia e udito: frequenti ipoacusia e acufene. Uno studio statunitense. Uno studio statunitense ha rilevato, nei pazienti affetti da alcuni dei tumori più diffusi e sottoposti a trattamenti a base di platino e taxani, problemi di udito come ipoacusia e acufene.
L’informazione giunge da uno studio pubblicato sulla rivista BMJ Supportive & Palliative Care da un gruppo di otorinolaringoiatri e oncologi statunitensi. Essi hanno valutato la prevalenza di questi disturbi, ovvero perdita di udito e acufene, in un gruppo di 273 pazienti adulti e anziani, colpiti da alcune delle più frequenti forme di tumore. Gli specialisti hanno sottoposto uomini e donne a una serie di esami volti ad accertare la salute dell’orecchio e del timpano, escludendo coloro che soffrivano precedentemente di questi tipi di problema, e a una valutazione audiologica completa.
Chemioterapia e udito: frequenti ipoacusia e acufene. I dati dello studio
I risultati hanno evidenziato un’elevata diffusione di problemi all’orecchio tra questi pazienti, che avevano completato il percorso di cure oncologiche circa cinque anni prima. Oltre 1 su 2 registrava una significativa perdita dell’udito, e oltre 1 su 3 aveva riportato episodi di acufene.
Era già stato appurato in passato che i problemi di udito sono frequenti tra coloro che si ammalano in età giovanile, però ben poco si sapeva della loro diffusione tra gli adulti chiamati a fare i conti con alcuni dei tumori più frequenti. La causa è da ricercare nella tossicità dei chemioterapici impiegati contro queste malattie. Dallo studio si evince che non sembrerebbero esserci differenze legate al tipo di farmaci utilizzati per la chemio, in quanto quelli utilizzati per questo tipo di cure comportano un rischio pressoché identico.
Ipoacusia e decadimento cognitivo
L’acufene e la perdita dell’udito sono aspetti da non trascurare, in quanto comportano un importante impatto negativo nel corso della vita di tutti i giorni. Eleonora Trecca, dirigente medico dell’unità operativa complessa di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Maxillo-facciale dell’Irccs ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, afferma: “L’ipoacusia nel corso dell’età adulta e della terza età è considerata un fattore di rischio per il decadimento cognitivo. Ecco perché è importante riconoscerla e trattarla, a maggior ragione in pazienti già fragili. L’ideale – prosegue Trecca – sarebbe monitorare le condizioni dell’udito prima, durante e dopo un percorso di chemioterapia. Ma questo purtroppo non avviene in automatico”.
Questo è il motivo per cui la loro rilevazione è un aspetto da non trascurare, in modo da poter garantire una buona qualità di vita ai pazienti oncologici. A causare le problematiche uditive è la tossicità dei farmaci, che varia in base alla dose e alla durata di esposizione, a livello delle cellule ciliate del giro basale della coclea. La conseguenza è una perdita dell’udito progressiva e bilaterale, che interessa soprattutto le frequenze più alte.
L’esperta conclude affermando che questo processo è irreversibile, per cui è fondamentale la diagnosi precoce e spiega come vengono trattati i casi di ipoacusia: “Le forme lievi di norma non vengono trattate, ma controllate con un follow-up a cadenza annuale. Nei casi più complessi, invece, si ricorre alle protesi acustiche”.