venerdì 4 Ottobre 2024

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Ciuccio e biberon: i pro e i contro. Il parere dell’osteopata

I suggerimenti di Francesca Benedetti, osteopata in Roma

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Ciuccio e biberon: i pro e i contro. Il parere dell’osteopata. Eventuali modifiche del cavo orale causate dall’uso prolungato del ciuccio, in genere regrediscono spontaneamente se il ciuccio viene tolto tra il secondo e il terzo anno d’età. Ma è bene conoscere le buone pratiche: la forma del palato influenza quella del cranio e di conseguenza la futura postura.

Ciuccio e biberon: i pro e i contro. Il parere dell’osteopata

Esistono due tipi di suzioni: quella nutritiva, in cui il lattante si alimenta tramite seno o biberon e quella non nutritiva, tramite il ciuccio, le dita o il seno, con cui il lattante tende generalmente a consolarsi. Quella di ciucciare non a scopo nutritivo viene considerata un’abitudine viziata e, quando si parla di vizio, si parla sempre di qualcosa di negativo, specialmente in età evolutiva. La suzione influenza lo sviluppo del viso e del cranio del neonato perché stimola la mobilità del capo, della colonna e dei muscoli del viso. Certo, sarebbe troppo facile dire a priori che il ciuccio non andrebbe utilizzato, anche perché spesso è l’unica via di salvezza dei genitori per calmare il piccolo da un pianto inconsolabile. È importante però limitarne l’utilizzo, visto che l’uso del ciuccio non avviene quasi mai per pochi minuti, ma spesso per intere ore. La bocca del neonato è ancora in formazione, e le ossa del suo palato non sono ben saldate tra di loro, proprio per permetterne la crescita. La suzione del ciuccio, come anche del biberon, ha l’effetto di inserire in bocca un supporto solido, più duro del capezzolo, che invita il palato del bambino a modificarsi tenendo conto di questo elemento e a ossificarsi più velocemente.

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destina – stock.adobe.com

La lingua del piccolo in posizione di riposo e a ogni deglutizione dovrebbe alloggiare sul palato. Il ciuccio, invece, obbliga la lingua a “sbattere” sullo stesso, facendo venir meno il contatto con il palato e con lo spot linguale, zona in cui emerge il nervo naso-palatino, che attiva meccanismi neuro-fisiologici, tra cui quelli che regolano il controllo posturale. L’utilizzo del ciuccio, del biberon o l’abitudine di succhiarsi il dito, se protratte troppo a lungo nel tempo, possono portare all’insorgere di cattive abitudini di suzione come deglutizioni atipiche o malocclusioni; morso aperto anteriore, morso incrociato posteriore e seconda classe molare. Il restringimento del palato (il cosiddetto palato stretto) in molti casi è un fenomeno congenito e preesistente che può addirittura peggiorare con l’utilizzo di questi accessori. Un palato stretto rappresenta una delle più comuni cause di malocclusioni nei bimbi.

Perché per gli osteopati è così importante il palato di un piccolo paziente?

Perché dalla forma del suo palato dipenderà la forma del cranio, e da questa, la sua postura. Il ciuccio, però, entro il primo anno di vita del piccolo, è importante perché riduce il rischio di SIDS, la cosiddetta “morte in culla”.

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Francesca Benedetti DO, Osteopata in Roma.

Tra i pro e i contro del ciuccio, dunque, cosa consiglia l’osteopata?

Il ciuccio andrebbe proposto al bambino solo dopo il primo/secondo mese di vita, quando l’allattamento è ormai ben avviato e stabilizzato. Dovrebbe essere utilizzato solo di tanto in tanto, nei momenti in cui può essere di consolazione e conforto, evitandone l’utilizzo durante l’intero l’arco della giornata.

Quando togliere il ciuccio?

L’eterno dilemma è: quando togliere il ciuccio? Dai sei mesi in avanti è bene limitare l’uso del ciuccio solo alla fase dell’addormentamento per poi iniziare a limitarlo ulteriormente al compimento del primo anno di età e a eliminarlo del tutto entro i due anni. Se il bimbo non viene allattato al seno e prende solo il biberon per alimentarsi, è importante limitare ancora di più l’uso del ciuccio. In questo caso, infatti, avremmo due supporti solidi insieme che spingono sul palato. Importante la scelta del ciuccio giusto: preferire un ciuccio in caucciù consigliato in presenza di dentini da latte, o in silicone in assenza dei dentini. Riguardo alla forma: a ciliegia, anatomico o a goccia con la punta più allungata? Tutte e tre le forme sono in grado di deformare il comparto dento-scheletrico della bocca. Non ce n’è uno migliore e uno peggiore. Vale la regola che il miglior ciuccio è quello che il bambino accetta più di buon grado.

La prevenzione

Portare il prima possibile il piccolo “paziente” a fare una visita osteopatica, permetterà al professionista di poter lavorare prontamente sulla forma del palato e sulla mobilità del cranio. Inoltre, nel caso in cui il neonato inizi a ciucciare il dito, è sicuramente preferibile introdurre il ciuccio. Infatti, l’uso di quest’ultimo si può regolare, mentre l’abitudine di succhiare il dito risulterà più difficile da togliere successivamente.

Troppo grandi per il ciuccio?

L’utilizzo prolungato del ciuccio oltre i due anni di età potrebbe causare delle ripercussioni negative. Ecco quali:

  • Effetti sulla posizione e postura della lingua. Si verrebbe a creare un mal posizionamento della lingua che non riesce ad alloggiare in maniera naturale sul palato.
  • Effetti sulla conformazione ossea del palato, del massiccio facciale e del cranio.
  • Impedimento dello sviluppo ottimale delle arcate dentarie a favore di future malocclusioni dentali.
  • Errato sviluppo e abilità di masticazione, alimentazione e deglutizione.
  • Può creare abitudine alla respirazione orale.
  • Effetti sull’articolazione del linguaggio, riduzione degli scambi comunicativi del bimbo, (che tenderà a parlare di meno perché ha la bocca occupata)
  • Un recente studio ha rilevato che l’utilizzo del ciuccio potrebbe facilitare la presenza di otiti medie acute nei bambini.

Francesca Benedetti

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Francesca Benedetti DO

Francesca Benedetti si è diplomata in Osteopatia presso la scuola di osteopatia C.E.R.D.O. di Roma. A seguito del conseguimento del Diploma ha svolto l’attività di osteopata in qualità di tirocinante presso l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e presso la Fondazione Santa Lucia di Roma. Dopo il diploma ha partecipato a diversi corsi di formazione, aggiornamento e specializzazione sopratutto in Osteopatia in gravidanza, neonatale e in età pediatrica. Riceve su appuntamento presso il suo studio in Viale Trastevere 108, Roma.

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