Contro l’ernia del disco: l’alleanza tra osteopata e paziente. Trattare le persone afflitte da problemi di ernia del disco, che si presentano in distretti sia lombari sia cervicali, è un lavoro frequente e rientra nelle competenze di molti osteopati, fino a diventare per alcuni professionisti un ambito di specializzazione.
Contro l’ernia del disco: l’alleanza tra osteopata e paziente
Il dolore da ernia del disco è un’esperienza molto comune, che affligge, con almeno un episodio acuto nella vita, una larghissima percentuale di persone. Può manifestarsi in varie modalità: mediano, laterale, irradiato lungo il decorso di una radice nervosa, o ancora, in forma mista, colpendo in maniera estremamente trasversale persone che appartengono a una fascia di età molto estesa, principalmente lavorativa. Il dolore da ernia discale rappresenta quindi un’importante voce di spesa sanitaria, un vero e proprio problema di salute pubblica.
Un’elevata percentuale di pazienti, già all’esordio del problema, dopo l’esecuzione di approfondimenti diagnostici per immagini, evidenzia problematiche strutturali a carico dei dischi intervertebrali, specie degli ultimi livelli lombari e cervicali. Le stesse problematiche vengono anche riscontrate:
- occasionalmente, dopo esami sostenuti per sintomatologie di altro tipo
- a seguito di semplici controlli, in pazienti ormai privi di sintomi.
Questo riscontro ci consente di pensare che esistano buone possibilità di convivenza con alterazioni strutturali, che permettono comunque di mantenere uno stato di benessere.
Le ricerche scientifiche pubblicate nel corso degli anni, molte delle quali di ricercatori italiani, hanno confermato che i casi di ernia del disco non sono tutti uguali e che tale problematica colpisce persone molto diverse tra loro: per sesso, fascia d’età, stile di vita, tipologia costituzionale e posturale. Tramite un processo di analisi dei dati che emergono dal racconto della storia clinica del paziente, dalle diagnosi specialistiche in suo possesso, ma soprattutto dalla valutazione manuale specifica, l’osteopata ha il compito di capire quali siano le problematiche a monte dell’evidenziarsi dei sintomi, e costruire un percorso di recupero e di mantenimento di uno standard di vita qualitativamente accettabile.
Contro l’ernia del disco: l’alleanza tra osteopata e paziente
Per quanto la persona sia stata, di norma, già valutata precedentemente da un medico specialista che sia un ortopedico, un neurochirurgo o un fisiatra, esiste sempre la possibilità che la situazione sia variata e abbia subito un eventuale peggioramento nel lasso di tempo intercorso fino al primo incontro con l’osteopata. Per questo motivo è fondamentale eseguire una nuova valutazione clinica, alla ricerca della presenza eventuale di quelle che vengono chiamate Bandiere Rosse, cioè sintomi che sconsigliano l’inizio della terapia e indicano invece la necessità di un nuovo parere medico specialistico.
L’ernia del disco: i dolori non sono sempre uguali
I dolori causati dalla presenza di un’ernia del disco non sono sempre uguali; possono avere durata, intensità e capacità di risposta ai trattamenti anche molto diverse tra loro. In Osteopatia non esistono protocolli specifici indirizzati alle specifiche patologie; è la sola valutazione che permette:
- prima, di isolare le disfunzioni che sovraccaricano la capacità di compensazione che il nostro corpo possiede,
- poi, di andarle a trattare tramite l’utilizzo di tecniche manuali osteopatiche,
ottenendo in tal modo il ripristino della funzionalità degli innati meccanismi di autocura che il corpo possiede e che hanno aiutato l’essere umano nel suo lungo e complicato cammino di evoluzione.
La scelta delle tecniche da utilizzare rappresenta un passaggio importante nella costruzione della seduta osteopatica. Le scuole di osteopatia italiane, le cui modalità formative vengono monitorate costantemente dall’AISO Associazione Italiana Scuole di Osteopatia, forniscono già, a livello degli studi di base, un ventaglio ampio ed efficace di soluzioni, con approcci che variano da quelli “molto dolci” a quelli meccanicamente più profondi.
Anche se per alcuni pazienti la crisi dolorosa rappresenta un’esperienza unica nell’arco della vita, i dati ci raccontano che l’ernia del disco purtroppo ha come caratteristica peculiare la tendenza alle recidive, motivata dal fatto che l’alterazione a carico del disco intervertebrale non regredisce, ma deve essere compensata. In questo senso risulta fondamentale la sottoscrizione di un patto di collaborazione tra paziente e osteopata, elemento fondamentale per conseguire risultati evidenti e duraturi, allargando la proposta terapeutica all’esecuzione di esercizi fisici, magari da svolgere nell’ambito di una attività strutturata in palestre adeguate, che permettano la maggiore stabilizzazione possibile dei risultati.
Come si svolge una seduta di osteopatia
Durante il primo incontro si parte con la raccolta dei dati del paziente e dunque con l’esame degli approfondimenti diagnostici già effettuati e la visione della diagnosi medica specialistica effettuata in precedenza dal medico. Dopo l’esecuzione di semplici test clinici, allo scopo di escludere le già citate Bandiere Rosse, inizia la vera e propria valutazione osteopatica. Questa, di norma, si compone di un approfondimento anamnestico, con domande che vanno a indagare più campi: funzioni viscerali, abitudini di vita, qualità del sonno, eccetera. Si procede poi con un inquadramento dell’assetto posturale globale della persona, l’esecuzione di test di movimento, la valutazione palpatoria.
Il quadro emergente da tutti gli elementi rilevati fornisce all’osteopata la possibilità di capire quali siano le zone che hanno perduto la loro mobilità e quali siano gli elementi funzionali che non hanno più un funzionamento corretto. Dopodiché l’osteopata può tracciare un percorso riabilitativo.
Ernia del disco: la visita dall’osteopata
Una terapia si svolge in più sedute; un numero variabile, in considerazione della natura e dell’intensità delle problematiche riscontrate, del tempo intercorso dall’inizio della sintomatologia e della capacità di reazione del paziente.
L’osteopata non tratta una patologia ma una persona specifica, con tutte le sue caratteristiche morfologiche, il suo passato, le sue abitudini di vita, cercando di riportarla a un “punto di equilibrio” che sia il migliore possibile
Durante ogni seduta si esegue un numero variabile di tecniche, precedute e seguite da manovre valutative, oltre a un breve colloquio atto a valutare lo stato di avanzamento della sintomatologia. È importante sapere che, sia la valutazione, sia le manovre vere e proprie, non vengono indirizzate solo ai distretti interessati dal dolore, ma a tutte quelle strutture che con la sintomatologia presentino una connessione funzionale, meccanica, neurologica, vascolare, muscolare o fasciale. Il campo dell’intervento si viene di conseguenza ad allargare molto, in quanto, non tratta una patologia ma una persona specifica, con tutte le sue caratteristiche morfologiche, il suo passato, le sue abitudini di vita, cercando di riportarla a un “punto di equilibrio” che sia il migliore possibile.
L’intervento terapeutico trova un completamento importante in una serie di consigli che riguardano lo stile di vita, l’eventuale attività fisica, le abitudini, ponendo i presupposti per un vero lavoro di squadra tra osteopata e paziente.
Lorenzo Giomi
Osteopata presso il Posture Lab di Pisa e docente di Osteopatia Strutturale e Clinica Osteopatica al CIO di Parma, Lorenzo Giomi, una laurea in Fisioterapia, è osteopata dal 2004. Ha studiato Osteopatia Strutturale con docenti della British Osteopathic School di Londra. Collabora con la rivista online Osteopatia News ed è osteopata di riferimento del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” di Livorno.