Covid-19: danni neurologici dopo la fase acuta. Uno studio condotto dall’Università di Brescia e dall’Istituto Neurologico Besta di Milano, ha stabilito che il Covid-19, superata la fase acuta della malattia, lascia strascichi di natura neurologica. Lo studio, denominato Covid Next, è di recente apparso sulla rivista Neurological Sciences ed è stato discusso in occasione del Pills of Psychiatry and Neurology 2021, web forum organizzato dall’Università di Brescia e dalla Fondazione Internazionale Menarini. Lo studio ha coinvolto 165 pazienti ospedalizzati per Covid in forma di gravità definita medio-alta. I risultati della ricerca hanno evidenziato che i sintomi di natura respiratoria e metabolica, superata la fase acuta della malattia, lasciano spesso il campo a disturbi neurologici e psichiatrici. “Esiste – dichiara Alessandro Padovani, presidente della Società Italiana di Neurologia – una correlazione almeno parziale con la gravità del Covid: fino al 70% dei pazienti con malattia di livello medio grave riferisce sintomi neurologici a 6 mesi di distanza, fra cui stanchezza cronica (34%), disturbi di memoria/concentrazione (32%), del sonno (31%), dolori muscolari (30%) e depressione e ansia (27%)”. Problemi che, prosegue Padovani, che ha condotto lo studio, si manifestano spesso “anche in chi ha avuto una malattia di grado lieve”.
Le difficoltà neurologiche che insorgono nel post-Covid potrebbero dipendere anche da alterazioni della morfologia cerebrale indotte del virus, che non di rado produce sui pazienti una riduzione del volume di aree chiave del cervello. Si stima ad ogni modo che anche la ridotta interazione sociale abbia comportato, soprattutto sugli anziani e sui giovani, una riduzione della materia grigia, con il conseguente aumento, per i primi, del rischio di sviluppare dipendenze, e, per i più anziani, di una accelerazione del deterioramento cognitivo.