mercoledì 29 Novembre 2023

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In Italia un decesso su 3 è dovuto a malattie cardiovascolari

I risultati di un'indagine in occasione della Giornata Mondiale del Cuore.

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In Italia un decesso su 3 è dovuto a malattie cardiovascolari. In data 29 settembre, viene celebrata in Italia e nel mondo la Giornata Mondiale per il Cuore. A oggi, i numeri delle patologie cardiovascolari in termini di mortalità sono ancora elevatissimi ed è, questo, un problema da non sottovalutare. Le vittime per patologie cardiovascolari sono a oggi oltre 18,6 milioni nel mondo e in Italia sono la causa del 34,8% di tutti i decessi.

È stata effettuata un’indagine per Sanofi, la quale è stata presentata oggi a Milano in occasione dell’incontro “La prevenzione che sta a cuore. Malattie cardiovascolari e colesterolo nei pazienti ad alto rischio: agire prima, in modo intensivo e efficace, per ridurre la mortalità”. La ricerca ha visto coinvolte oltre 1200 persone, con un’età compresa tra i 45 e i 74 anni. L’obiettivo è stato quello di indagare sulla conoscenza delle malattie cardiovascolari e la percezione popolare sulle conseguenze dell’ipercolesterolemia.

I risultati dell’indagine

Dai risultati viene affermato che il 40% degli intervistati sottostimi i rischi derivanti da alti livelli di colesterolo e circa il 33% ritiene che il rischio di mortalità legato all’ipercolesterolemia interessi esclusivamente chi aveva già problemi cardiaci in passato.

La prevenzione

Attraverso la prevenzione, i problemi cardiocircolatori possono essere evitati. I dati dell’analisi evidenziano però che solamente il 17% effettua regolarmente visite di controllo e solamente il 31% è stato soggetto a una valutazione del rischio cardiovascolare negli ultimi 12 mesi.

In Italia un decesso su 3 è dovuto a malattie cardiovascolari
Stasique_Photography@adobestock.com

Molte associazioni hanno allora deciso di richiamare l’attenzione su questo tipo di patologie in occasione della Giornata Mondiale del Cuore, in quanto sono in aumento, e con esse la mortalità, in molti Paesi, tra cui anche l’Italia.

In Italia un decesso su 3 è dovuto a malattie cardiovascolari

Emanuela Folco, presidente della Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC), dichiara: “Nel nostro Paese, oltre 1 decesso su 3 è imputabile alle patologie cardiovascolari, prima causa di morte sia per gli uomini (31,7%) che per le donne (37,7%). Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico. La malattia modifica la qualità della vita e comporta notevoli costi economici per la società. In Italia, la prevalenza di cittadini che vivono con invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille. Questo è in parte attribuibile all’aumento dell’aspettativa di vita, con una popolazione sempre più anziana e quindi fragile, nonché alla prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare, tra cui ipercolesterolemia. Dopo quasi tre anni di pandemia, vediamo ancora oggi come la percezione generale sia che le patologie cardiovascolari non occupino i primi posti tra le malattie da temere, dato in contrapposizione con quello che vediamo nella vita di tutti i giorni dove la mortalità per cause cardiovascolari occupa i primissimi posti. Oggi è l’occasione per ribadire, ancora una volta, l’importanza di sensibilizzare il cittadino e il paziente a prendere a cuore la propria salute cardiovascolare a partire dalla prevenzione primaria, sottolineando come sempre la necessità di adottare corretti stili di vita e una sana alimentazione, ma anche e soprattutto secondaria laddove sia presente una condizione patologica che necessita di una presa in carico da parte dello specialista”.

Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia: “Il tema della prevenzione è di grande importanza per tutti noi, ma diventa cruciale quando si parla di paziente ad alto rischio cardiovascolare: chi è stato colpito da un evento cardiovascolare, infatti, corre un rischio elevato di andare incontro ad un nuovo infarto o Ictus negli anni successivi. Eventi che potrebbero essere sensibilmente ridotti se venissero sempre più implementate le strategie di prevenzione secondaria. Proprio nella direzione di un trattamento precoce e rapido va l’abbassamento delle soglie di colesterolo LDL per l’accesso ai nuovi farmaci anti-colesterolo PCSK9, recentemente pubblicate in GU da AIFA. Evidenze scientifiche dimostrano come il colesterolo LDL sia causa delle patologie cardiovascolari, non un fattore di rischio, e come la sua riduzione rappresenti uno degli obiettivi principali per limitare eventi cardiovascolari quali l’infarto miocardico e contrastare la mortalità. Infatti, le linee guida della Società Europea di Cardiologia suggeriscono in prevenzione secondaria livelli di colesterolo LDL inferiori a 55 mg/dl e, in alcuni pazienti particolarmente a rischio, livelli di LDL-C ancora più bassi e inferiori a 40 mg/dl. Questi obiettivi così ambiziosi possono essere oggi raggiunti grazie agli inibitori della proteina PCSK9, capaci di ridurre del 60% il livello di colesterolo LDL, dimostrando un chiaro beneficio clinico nei pazienti con elevato rischio cardiovascolare. Un cambio di rotta, quello avviato per la prima volta in Italia rispetto ad altri Paesi europei, per la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari”.

Giuseppe Di Tano, noto cardiologo dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, ha dichiarato: “Per una corretta e appropriata presa in carico e gestione dei pazienti con malattia cardiovascolare nota ad elevato rischio di eventi occorre mettere in campo diverse azioni, anche attraverso una più efficace sinergia tra cure primarie, ospedale e territorio. Il controllo dei fattori di rischio attraverso un intervento farmacologico incisivo e precoce, il monitoraggio costante delle condizioni cliniche, la sensibilizzazione del paziente, del suo ambito familiare-sociale e del caregiver sull’importanza dell’aderenza alla terapia e alle norme di stile di vita consigliate, sono elementi fondamentali in grado di contrastare il rischio di andare incontro a un nuovo episodio cardiovascolare. Come nella prevenzione primaria, anche in quella secondaria è fondamentale promuovere l’engagement del paziente nel percorso di cura, così da favorire una maggiore proattività nella gestione della propria salute, in relazione con il Sistema Sanitario. La mancata o inappropriata gestione dell’ipercolesterolemia porta, infatti, ad un peggioramento dello stato di salute e all’esposizione per il paziente ad un rischio di eventi elevato, con ripercussioni negative non solo sulla salute ma anche sul SSN. Una condizione tanto silente quanto insidiosa come l’ipercolesterolemia va trattata in maniera incisiva e precoce. È per questo che va aggredita con un approccio ancora più energico rispetto a quanto fatto fino a ieri, così da garantire un efficace contenimento del rischio”.

Andrea Rizzi, Medical Head General Medicines di Sanofi Italia, conclude: “In Sanofi siamo quotidianamente impegnati nello studio di soluzioni terapeutiche innovative e programmi per il miglioramento della qualità di vita e della sopravvivenza dei pazienti con malattie cardiovascolari. È un impegno concreto che si esplicita anche in un contributo in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, pazienti e caregiver, su come vada alzato il livello di attenzione relativo all’impatto che questo tipo di malattie hanno sulla nostra società e sul sistema sanitario nazionale. In Sanofi siamo al fianco delle associazioni che rappresentano i pazienti e della classe medica, per contribuire a ridurre drasticamente l’impatto in termini di mortalità e qualità della vita che le malattie cardiovascolari hanno ancora oggi, offrendo risposte concrete in termini di cure e terapie e di gestione in ambito di prevenzione secondaria con particolare attenzione ai pazienti ad alto rischio”.

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