La Calendula: proprietà, benefici, impieghi. Calendula è pianta erbacea molto diffusa nei luoghi erbosi e nei campi. La calendula che cresce spontanea è la varietà arvensis, che si presenta con caratteristiche diverse dalla Calendula che vediamo nei giardini anche come pianta ornamentale. Quest’ultima è infatti il risultato di numerose ibridazioni che l’hanno portata ad avere grandi fiori di colore dal giallo all’arancione. Tutte e due le calendule hanno gli stessi effetti anche se la varietà arvensis, proprio perché spontanea, è maggiormente efficace e ricca in sostanze attive.
La Calendula: il nome
Il nome calendula deriva dal latino calende arum che significa il primo giorno del mese a sottolinearne la continua fioritura.
La Calendula nell’antichità
Conosciuta sin dall’antichità veniva impiegata nelle problematiche della pelle, del sistema linfatico, nelle ostruzioni di fegato e come depurativo del sangue. Veniva impiegata anche per risolvere le irregolarità del ciclo mestruale e dei diversi problemi femminili. Fu a lungo dimenticata e solo nel novecento recuperò un ruolo molto importante nella medicina delle erbe per la sua azione gastrica, epatica, di regolazione mestruale e come calmante dei dolori legati al ciclo, e soprattutto, anche grazie all’esperienza legata alla medicina omeopatica, nelle problematiche della pelle. È infatti chiamata la pianta che cura le ferite intendendo sia le ferite del corpo che quelle dell’anima.
La Calendula: proprietà, benefici, impieghi
Ha azione antinfiammatoria, antibatterica, antivirale e cicatrizzante, risolvendo le ferite, le piccole piaghe, le ulcere anche quando leggermente infette. Riesce con la sua azione di stimolazione della formazione di nuovo tessuto, a rigenerare le parti danneggiate e a cicatrizzare completamente la cute. Pianta grandemente efficace nelle screpolature e ragadi da pelle secca, nelle ulcere delle gambe e nelle ipercheratosi. Insostituibile negli arrossamenti da pannolino nei neonati.
La sua forte azione antinfiammatoria la rende utile, per via orale e a contatto con le mucose, nelle irritazioni del cavo orale, nelle gengiviti, stomatiti e faringiti. Ottima anche per lavande vaginali nel caso di irritazioni e stati di secchezza della mucosa. Assunta come infuso o estratto idroalcolico sfiamma e protegge la mucosa gastrica riuscendo spesso anche a riparare le piccole ulcere. Per la sua azione di drenaggio del fegato sarà bene utilizzarla nel cambiamento di stagione primaverile quando è bene ripristinare una corretta funzionalità epatica e per ostacolare il riacutizzarsi delle diverse forme di gastrite che in questo periodo si presentano immancabilmente.
È una pianta amica dell’uomo che in passato veniva chiamata la sposa del sole o l’orologio del contadino perché il suo fiore si apre all’alba e si chiude al tramonto. È stata definita anche il fiore dei morti in relazione al suo odore sgradevole, in contrasto con la bellezza dei suoi colori. Questa sua ambiguità deve però essere interpretata, secondo il pensiero antico, come pianta che porta in sé l’odore della putrefazione e, all’interno di un pensiero che leggeva la circolarità incessante nel mondo della natura, di vita e morte, contemporaneamente anche le forze di rigenerazione e della luce. Da qui si può capire meglio perché venisse impiegata nelle ferite putride e nei tessuti lesi, riuscendo a risanarli e portandoli a nuova vita. I suoi fiori si possono impiegare in infusione, in estratto idroalcolici o per uso esterno sotto forma di estratti oleosi o unguenti. In ogni sua preparazione darà ottimi risultati e tanto benessere.
Articolo a cura del gruppo di studio Arcangea Pianeta Azzurro