Long-Covid: fronteggiarlo con l’aiuto dell’osteopata. Si può? Dopo la fase più critica della malattia i pazienti continuano a soffrire dei cosiddetti strascichi da Covid: stanchezza cronica, debolezza muscolare, problemi respiratori, dolori articolari, calo della funzionalità renale. Questi sono solo alcuni dei disturbi di lunga durata, ma a preoccupare ci sono anche gli stati di ansia e i disturbi del sonno. L’esperienza diretta degli osteopati che stanno curando alcuni degli effetti collaterali della grave infezione, fa luce sul ruolo dell’osteopatia lungo il percorso di riabilitazione.
Superata la fase acuta, permangono a lungo gli effetti negativi. Sebbene l’infezione abbia rappresentato in molti casi clinici un quadro potenzialmente molto grave, per fortuna non sempre l’incontro tra ospite e virus ha determinato lo stesso esito. A distanza di un anno dall’inizio della pandemia viene in aiuto l’esperienza diretta, che si presenta con un bagaglio fatto di conoscenze acquisite sul campo rispetto alle conseguenze di lungo termine del percorso della malattia. Minimo comun denominatore per chi ha affrontato l’ospedalizzazione, o, nei casi più seri, l’intubazione, sono le condizioni di malessere generalizzato, dolori articolari e difficoltà oggettive che rendono la riabilitazione un percorso a ostacoli.
Siamo andati a raccogliere la testimonianza di due osteopati costantemente impegnati su questo fronte: Nicola Barsotti e Davide Mendicino, entrambi osteopati del Centro di Medicina Osteopatica e Terapie Integrate di Firenze.
Long-Covid: fronteggiarlo con l’aiuto dell’osteopata. Si può? Intervista a Nicola Barsotti e Davide Mendicino
Barsotti, a distanza ormai di molti mesi dall’inizio della pandemia, si può parlare di un paziente Covid?
“Nella fase post-infezione l’osteopatia si è rivelata di grande aiuto, soprattutto in coloro che sono stati ospedalizzati. Lo stiamo verificando tutti i giorni nei nostri studi. L’aspetto peculiare che possiamo osservare è che questi pazienti si rivolgono all’osteopata evitando di raccontare della loro esperienza diretta con il Covid. Magari si presentano, più genericamente, lamentando dolori articolari. Poi, di fronte all’analisi diretta, li incoraggiamo ad aprirsi. È a questo punto che emerge tutta la loro sofferenza, la loro paura e la gioia nell’essere riusciti a tornare a casa. Abbiamo constatato che questi pazienti provano quasi un senso di vergogna nel raccontare quanto hanno vissuto”.
Quali sono i sintomi persistenti più frequenti nei pazienti che hanno dapprima sperimentato e in seguito superato il virus?
“I sintomi che i pazienti lamentano variano a seconda del grado della severità dell’infezione, ma possiamo parlare di una vera e propria sindrome comune che potremmo definire come “Long Covid”, ovvero una serie di sintomi che dura nel tempo, anche a distanza dalla fine dell’infezione. Stanchezza cronica, debolezza muscolare con difficoltà a camminare, problemi respiratori, disturbi cardiaci, dolori articolari, calo della funzionalità renale, ansia, depressione, difficoltà dell’attenzione, disturbi del sonno. Tutti questi sono campanelli d’allarme della condizione di forte disagio che la persona continua a vivere tutti i giorni, nonostante abbia ormai superato la fase più critica della malattia”.
Qual è l’approccio dell’osteopata nel percorso di riabilitazione di chi è stato colpito dal virus?
“In questi casi è necessario che l’osteopata sappia accogliere il proprio paziente dedicando grande attenzione alla complessità dei sintomi postumi post-infezione da Covid-19. Sarà fondamentale comunicare come l’osteopatia possa essere un valido strumento per riprendere in mano la propria salute e non solo rispetto ai dolori articolari per i quali ha deciso di consultarci”.
Cosa può fare l’osteopatia in questi casi?
“Gli osteopati sono già abituati alla visione integrale della salute della persona. Mai come in questo momento è fondamentale lavorare su tutti i fattori essenziali al riequilibrio del sistema immunitario. È necessario rieducare il paziente a uno stile di vita ottimale: ripristinare il ritmo sonno/veglia (nelle prime ore del sonno il nostro organismo produce ormoni importantissimi nella regolazione metabolica e del sistema immunitario); riposarsi; fare esercizio fisico moderato; seguire un’alimentazione di tipo antinfiammatorio; eseguire esercizi respiratori e prendersi cura delle proprie emozioni. Sono fattori fondamentali. Se necessario, inoltre, il paziente deve essere indirizzato verso altri specialisti che possano essere in grado di aiutarlo a seguire un percorso di recupero più efficace. Per capire quanto sia importante l’approccio dell’osteopata verso le persone che sono state colpite da Covid-19, segnalo un recente studio scientifico realizzato dallo Shangai Institute of Digestive Disease che documenta come la microflora intestinale influenzi il tessuto polmonare proprio nei pazienti con Covid-19”.
Davide Mendicino, quali sono le differenze nell’approccio osteopatico tra pazienti che hanno sperimentato l’ospedalizzazione o addirittura la terapia intensiva?
“Il trattamento manipolativo osteopatico, in questi casi, può essere un valido aiuto per il recupero dello stato di salute dei pazienti. È chiaro che l’approccio manipolativo si differenzia in base alla situazione clinica della persona. Nei pazienti ospedalizzati, o che addirittura sono stati intubati, vi sono importanti ripercussioni a livello muscolo-scheletrico a causa della prolungata permanenza a letto. Nello specifico, i pazienti lamentano dolori a livello della schiena, delle gambe, e, soprattutto, del collo, visto che l’intubazione endotracheale mantiene il tratto cervicale in una posizione di forzata iperestensione. In questi casi le mobilitazioni articolari sono estremamente utili ed efficaci, per esempio, mobilizzando le coste e il tratto dorsale, e migliorando il funzionamento del diaframma. A questo proposito alcuni ricercatori olandesi hanno riscontrato nei pazienti affetti da Covid-19, in condizioni severe, una miopatia grave di questo muscolo. Insomma, è possibile riacquistare la mobilità persa durante i giorni di infezione acuta. Inoltre, i sintomi come la difficoltà a respirare e il senso di oppressione al torace si alleviano e le persone riprendono una ossigenazione ottimale, in grado di dare benefici a tutto l’organismo, componente psicologica inclusa. Tornare ad avere un’ossigenazione ideale, infine, ha come effetto secondario la diminuzione di quei sintomi direttamente collegati a una bassa saturazione, come cefalea e affanno. Il trattamento manipolativo osteopatico, favorendo il riequilibrio del funzionamento del sistema nervoso autonomo, riduce i livelli di infiammazione generalizzata, porta benefici a sintomi come stanchezza, affanno, debolezza muscolare con effetti benefici su ansia, deficit di attenzione e disturbi del sonno”.