Mal di schiena: le cause i rimedi, l’intervista all’osteopata Carlo Broggini. Mal di schiena: tre parole che dietro la loro semplicità nascondono un labirinto di disturbi, patologie e relative diagnosi. All’interno di questo universo così eterogeneo, quale contributo può fornire l’osteopatia? Risponde, in un’intervista rilasciata al nostro periodico Osteopatia Magazine, il dottor Carlo Broggini, professionista con studio a Varese (Olos centro fisioterapico e riabilitativo) presidente dell’Associazione Professionale degli Osteopati.
Quali sono i disturbi che si possono nascondere dietro al classico e più generico mal di schiena?
I disturbi del mal di schiena possono risiedere in affezioni muscolo-scheletriche (dall’artrosi, alle protrusioni o ernie discali alle semplici contratture muscolari) la cui causa è da rintracciarsi in alterazioni biomeccaniche-posturali. Possono poi derivare da patologie ortopediche, reumatologiche, fino ai dolori riferiti e/o relazionati ad altri sistemi come quello viscerale. È impossibile stilare un elenco completo ma la cosa più importante per un osteopata, come per qualsiasi operatore sanitario, è la diagnosi, in modo da poter essere in grado di approcciare il problema del paziente con la metodologia e le tecniche più adeguate o, eventualmente, indirizzarlo al professionista sanitario di competenza.
Quali sono le “cattive” posture che causano fastidi alla schiena?
Sono le posizioni o le attitudini assunte che “costringono” il corpo, che sia la colonna vertebrale o gli arti o entrambi, in una posizione non fisiologica ed ergonomica. Spesso tali posizioni sono compensi e adattamenti che assumiamo in relazione alla forza di gravità e alle attività occupazionali che svolgiamo. L’uomo tende ad “assecondarle” fino ad irrigidirsi, cioè a strutturarsi in esse. Le tipiche posizioni scorrette che assumiamo sono davanti ai computer seduti alle nostre scrivanie, come per esempio il curvarci su di esse o lo scivolare sulle sedie con la schiena non appoggiata. Oppure possono essere legate alla posizione della tastiera e del mouse eccessivamente lontani e non in linea con lo schermo. Oggigiorno meriterebbero un capitolo a sé le cervicalgie da smartphone. Un banale consiglio è di cambiare spesso posizione e di limitare l’uso dei telefonini allo stretto indispensabile.
Come interviene l’osteopatia per trattare tali problemi? L’approccio manipolativo consente anche di prevenirli ed evitare eventuali recidive?
L’osteopatia interviene con un trattamento manuale al fine di migliorare o eliminare le alterazioni della funzione (disfunzioni) e “desensibilizzando” il sistema, cioè riducendo le informazioni neurologiche che riguardano il dolore relazionato alle prima citate disfunzioni. In tal modo, migliorando cioè lo schema di funzionamento neuro-muscolo-scheletrico, l’approccio manipolativo può certamente essere utile anche nella prevenzione e nello scongiurare le recidive. L’osteopata ha a sua disposizione molte tecniche e metodologie diverse a seconda del problema, che “didatticamente” vengono suddivise in tecniche e metodologie strutturali, fasciali, viscerali e craniosacrali. Il trattamento è sempre un approccio globale.
Dopo quante sedute il paziente può trarre beneficio dal trattamento osteopatico?
Il beneficio dal trattamento osteopatico può anche essere immediato, ma chiaramente la risoluzione del problema dipende da molti fattori: dalla diagnosi innanzitutto e poi, banalmente, dalla fase in cui si trova il paziente, acuta o cronica. In ogni caso il numero di sedute varia in media dalle tre alle sei per poter avere un risultato soddisfacente. Sono consigliabili quasi sempre dei controlli a distanza.
In un caso di lombalgia (ad esempio, per un impiegato di 30 anni che siede molte ore del giorno di fronte a un pc e a una scrivania), l’osteopatia come si pone di fronte al paziente?
Ci sono anche dei consigli posturali per alleviare i disturbi?
Ci tengo a ribadire che il primo obiettivo che si pone l’osteopata è capire se il paziente sia di sua competenza o no, e nel caso appurare le eventuali controindicazioni. Dopodiché formula la diagnosi osteopatica, correlando cioè il sintomo alla disfunzione e allo schema di funzionamento prima citato. La prima seduta prevede quindi sempre un’accurata anamnesi, un esame obiettivo e i test clinici e osteopatici. Solo in seguito ha inizio il trattamento vero e proprio, al quale certamente si affiancano anche consigli posturali e relativi alle abitudini di vita al fine di alleviare o eliminare i disturbi.
L’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI.
L’Associazione Professionale degli Osteopati è una libera associazione professionale, costituitasi nel luglio 2012 per mano di un gruppo composto da dieci soci fondatori. Da sei anni rappresenta una realtà che opera con l’obiettivo di coordinare gli osteopati e fissare dei requisiti formativi, deontologici e professionali adeguati a garantire un elevato standard nel servizio. L’Associazione, che presenta un proprio statuto e un codice deontologico composto da 78 articoli, accoglie al proprio interno professionisti italiani e stranieri, aventi titolo. Ai suoi regolamenti rispondono tutti gli associati, senza eccezione alcuna, a garanzia di competenza professionale ed etica, ovvero a salvaguardia e beneficio dei pazienti.