Osteopatia Cranio Sacrale: cos’è? Intervista agli osteopati Luca Gobbi e Paolo Piscaglia. L’osteopatia, come è noto, può intervenire su tutte le strutture del nostro sistema locomotore e strutturale. I campi di applicazione sono i più disparati. Non tutti i pazienti sanno però che l’osteopata è in grado di operare anche sul cosiddetto sistema cranio-sacrale. Nato per opera di D.O. Sutherland, osteopata che nel 1934 con il suo The Cranial Bowl teorizzava già allora l’esistenza del Movimento di Respirazione Primaria, l’approccio cranio sacrale è oggi una tecnica molto diffusa tra gli osteopati. Ma di cosa si tratta? Su quali princìpi si fonda? Quali disturbi può curare? Lo abbiamo chiesto a Paolo Piscaglia e Luca Gobbi, osteopati nella Repubblica di San Marino, titolari del Centro Osteopatico Europeo.
Osteopatia Cranio Sacrale: i princìpi
“L’approccio cranio-sacrale”, ci spiega Paolo Piscaglia, “è una grossa branca del trattamento manuale di cui l’osteopata ha fatto uno dei suoi cardini principali. Trova il fondamento nella mobilità delle ossa craniche evidenziata dalla espansione e dalla contrazione del cranio stesso in relazione alla mobilità del sacro fra le ossa iliache”. “Questa attività” -prosegue Luca Gobbi– “ è detta Movimento Respiratorio Primario (MRP). La relazione tra sacro e cranio è garantita dalle meningi (Membrane di Tensione Reciproca), dai loro ancoraggi alle strutture ossee e dalla fluttuazione del liquido cefalo rachidiano”.
Il liquido cefalo radichiano
I”l liquido cefalo radichiano”, spiega Paolo Piscaglia, “è un essudato, cioè un fluido corporeo trasparente e incolore, prodotto nei ventricoli cerebrali (plessi coroidei) e diffuso in tutto lo spazio sub aracnoideo permeando la corteccia cerebrale, il midollo spinale e i globi oculari. L’osteopata interviene su di esso attraverso un contatto manuale dolce del cranio, del sacro o di entrambi.
Osteopatia Cranio Sacrale: le finalità
“L’intento”, prosegue Gobbi, “è quello di interagire con la mobilità dei singoli segmenti cranici o del loro insieme. Attraverso contatti cranici molto precisi è possibile ristabilire la corretta fluttuazione dei liquidi contenuti all’interno del circuito chiuso intra-membranoso. L’osteopata tocca sempre il cranio perché è da esso che verifica il movimento respiratorio primario che, tradotto in parole semplici è lo stato di integrità di tale sistema e dei suoi effetti sul sistema nervoso centrale e periferico”.
I pazienti
“Dall’approccio cranio-sacrale possono trarre beneficio i pazienti di tutte le età”, spiega Piscaglia. “È bene sottolineare che tale approccio nasce sui neonati e bambini proprio per la grande plasticità offerta dal sistema cranio sacrale. Nell’adulto in genere, anche se si riduce tale plasticità, l’osteopatia cranio sacrale è ampiamente adottata con successo”.
Le patologie
“Le patologie più elettive”, sostiene Luca Gobbi, “sono quelle legate a dismorfismi del cranio neonatale. Migliorare un dismorfismo significa rendere più armoniosa la forma e la funzione del cranio, dei suoi contenuti e del passaggio neurologico annesso. Il trattamento dei liquidi e del loro libero fluire è coadiuvante anche in alcune forme di cefalee, disturbi ORL (otiti, sinusiti) patologie oculari funzionali. In gran parte dei problemi meccanici come i disturbi temporo-mandibolari, in alcuni atteggiamenti scoliotici, nelle compressioni dei nervi cranici. Alcune problematiche endocrine da disequilibrio ormonale, come per esempio il ciclo mestruale o le disfunzioni della tiroide, possono avere un beneficio coadiuvante da effetti indiretti sull’ipofisi”.
Osteopatia Cranio Sacrale: i benefìci
“In molti casi”, spiega Piscaglia, “con l’approccio cranio sacrale, i sintomi si riducono o scompaiono già dalle prime sedute, come nel caso di alcune cefalee o forme di alterazione neurovegetativa (disturbi del sonno, coliche, rigurgiti neonatali). Per quelli più complessi come i dismorfismi del bambino o come nei traumatismi dell’adulto (traumi cranici o sacrali, colpi di frusta) i tempi si dilatano in funzione della gravità delle alterazioni strutturali. Spesso sono necessari richiami ciclici”.