martedì 10 Dicembre 2024

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Pavimento pelvico: prendersene cura con l’osteopatia

Ne parliamo con Raffaella Sala, osteopata e docente di Osteopatia Cranio Sacrale e Osteopatia Pediatrica presso ICOM Malta Educational.

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Pavimento pelvico: prendersene cura con l’osteopatia.

Incontinenza, gonfiore addominale, senso di pesantezza al basso ventre, dolori pelvici a volte associati a sciatalgia e, spesso dolore durante i rapporti. Le problematiche legate al pavimento pelvico affliggono il 50% delle donne in età fertile, l’80% delle neo mamme e una donna su tre, dopo la menopausa. Anche gli uomini non vanno esenti dai fastidi.

Pavimento pelvico: che cos’è, dove si trova, ma soprattutto, a cosa serve?

Si tratta di una struttura situata fra l’ano e la zona genito-urinaria; formata da muscoli, legamenti, tessuto connettivo e vasi, che si rivela fondamentale per il contenimento e il supporto di vari organi collocati nell’addome quali il retto, il canale vaginale, la vescica e l’utero, e contribuisce ad assicurare il normale svolgimento di numerose funzioni fisiologiche: dalla minzione all’attività sessuale, dal sostegno dei visceri e del bacino fino al parto.

Così come altre parti del corpo, anche il pavimento pelvico, che all’esterno prende il nome di perineo, nel corso del tempo si modifica e può andare incontro ad alterazioni che determinano una perdita di consistenza o, all’opposto, un eccessivo irrigidimento dei tessuti. In entrambe le eventualità, è facile che compaiano dei disturbi spesso difficili da ricondurre a una patologia precisa perché si manifestano con sintomi altalenanti e sfumati, quali incontinenza, gonfiore addominale, senso di pesantezza al basso ventre, dolori pelvici a volte associati a sciatalgia, prolassi e, in particolare nella donna, dolore durante il rapporto sessuale.

Le problematiche legate al pavimento pelvico – in particolare la sua eccessiva cedevolezza – hanno una diffusione molto ampia: oggi colpiscono circa il 50 per cento delle donne in età fertile, l’80 per cento delle neo mamme e una su tre dopo la menopausa. Anche gli uomini non vanno esenti da questi fastidi, con la differenza che, grazie alla sua specifica conformazione anatomica, il genere maschile ne soffre un po’ meno: la prostata contribuisce, infatti, a mantenere una certa “solidità” nell’area perineale e l’unico organo che può essere colpito da un prolasso è l’ano-retto.

“Se si sospetta che siano presenti altre patologie che riguardano il distretto addominale, la prima cosa da fare è rivolgersi a un medico per eseguire i necessari accertamenti”, consiglia Raffaella Sala, Dottore in Scienze motorie, laureata in osteopatia (BSc Hons UK), specializzata in ambito pediatrico), osteopata all’Humanitas Medical Caree presso ICOM Malta Educational.

Prendersi cura del pavimento pelvico con l’osteopatia
L’osteopata Raffaella Sala

Oggi negli ospedali inizia a essere sempre più presente la nuova figura del coloproctologo, uno specialista che si occupa della salute del pavimento pelvico nella sua interezza e, secondo le necessità, si coordina con l’urologo, il ginecologo, il proctologo, e spesso anche con le ostetriche, i fisioterapisti specializzati e con gli osteopati.

“Una volta sgomberato il campo da ogni dubbio, per trattare in modo risolutivo i disturbi pelvici è indispensabile individuarne con precisione la causa”, prosegue Sala. “Se si immagina il nostro addome come fosse una grossa scatola, il pavimento pelvico può essere considerato come la base del contenitore. Quando quest’area inizia a cedere, c’è un problema di ipotono o di perineo discendente, una condizione che può comparire nelle donne dopo la gravidanza, soprattutto in caso di parti multipli, come risultato degli sforzi compiuti durante col parto, ma anche in menopausa, per via del calo degli estrogeni che favoriscono una minore tenuta dei tessuti: la carenza di ormoni femminili, infatti, fa sì che i muscoli vaginali e perivaginali perdano proteine contrattili, collagene ed elastina, aumentando così anche i rischi di prolasso di utero, vescica e retto. In situazioni simili, lo sfiancamento perineale può favorire l’incontinenza urinaria e fecale e il dolore pubico, che nello specifico è provocato dalla compressione esercitata dal perineo discendente sul nervo pudendo”.

C’è anche il problema opposto, e cioè l’iper tono, che compare quando il pavimento pelvico è troppo rigido, compatto e “indurito”. “È una condizione più frequente nelle giovani e nelle adolescenti, in particolare se si tratta di ragazze alte e magre, spesso molto sportive. In questo caso l’eccessiva contrattura della muscolatura pelvica può portare ad una compressione del nervo pudendo con conseguente dolore, precisa Sala, che è docente di Tecnica craniosacrale e Osteopatia pediatrica presso l’ICOM di Cinisello Balsamo e Responsabile dei servizi di Osteopatia pediatrica presso Clinica ICOM. “Lo stesso disturbo tuttavia si riscontra sovente anche nelle donne soggette a stress di varia natura quali disordini alimentari, vita frenetica ecc. In questi casi, l’eccesso di cortisolo circolante unito allo stato infiammatorio persistente possono determinare tensioni e contratture a livello del pavimento pelvico, con comparsa di sintomi urinari, bruciori, disfunzioni intestinali e soprattutto del dolore nella zona del bacino o a livello genitale durante i rapporti sessuali”.

Pavimento pelvico prendersi cura con l'osteopatia

Pavimento pelvico: il segreto è riequilibrare le pressioni interne

Tutto ciò che altera – in difetto o in eccesso – gli equilibri viscerali può determinare dei cambiamenti nella tenuta del pavimento pelvico che, di fatto, “può essere considerato come un secondo diaframma, che assieme al diaframma principale, quello che partecipa alla respirazione, è il secondo mediatore che regola le pressioni presenti nell’addome”, puntualizza Raffaella Sala. “Il sollevamento di pesi, le flessioni per raccogliere un oggetto o una borsa pesante da terra, tenere in braccio un bambino, alzarsi di scatto da una sedia o dal letto, spostare mobili, ma anche tossire, starnutire con forza, gridare, eseguire gli addominali in palestra senza il dovuto riscaldamento sono tutte azioni che provocano un aumento della pressione nella fascia del basso ventre, che a sua volta spinge sulla vescica, sugli sfinteri uretrale e anale e su tutta la pelvica. Anche le alterazioni della colonna vertebrale, che a partire dal climaterio diventano più frequenti in presenza di osteoporosi, possono causare un disallineamento che altera le pressioni addominali, e così pure l’eccesso di smart working in posizione seduta, con tutto il peso del corpo caricato sull’osso sacro e le cavità ischiatiche, determina un eccessivo rilassamento del pavimento pelvico, che nel tempo può perdere tonicità”.

In caso di ipotono, servono gli esercizi di Kegel

La vita sana, il movimento quotidiano, la camminata a passo spedito e il nuoto (non più di tanto la corsa a piedi e la bicicletta, che possono creare di micro traumi) sono le prime “terapie” per prevenire la lassità del pavimento pelvico, a tutte le età. “Quando però i primi segni di cedimento sono già presenti e le perdite urinarie si manifestano con insolita frequenza, è bene affidarsi alle ostetriche specializzate, che spiegheranno alla paziente come si attua la ginnastica vescicale attraverso gli esercizi di Kegel, dal nome del ginecologo statunitense Arnold Kegel che negli anni Cinquanta mise a punto il protocollo riabilitativo che ogni donna può eseguire anche autonomamente, ma solo dopo aver appreso la tecnica adeguata”, raccomanda Sala.

Per individuare in modo empirico quali muscoli muovere, basta sedersi sulla tazza del wc, con i piedi ben appoggiati a terra e la schiena diritta, durante la minzione; all’inizio le urine vanno fatte defluire naturalmente, senza spingere, ma quando si sente che il getto è al massimo, bisogna cercare di bloccarlo per qualche secondo, per poi farlo riprendere. La contrazione che permette lo stop è proprio quella che mette in moto i muscoli giusti e, una volta appresa, basta ripeterla 10 volte la mattina, 10 al pomeriggio e 10 la sera: per almeno 3 mesi di fila. “All’inizio, gli esercizi vanno effettuati restando sdraiate sulla schiena, con le gambe piegate, ma quando diventa naturale e automatico, si può ripetere in qualsiasi momento della giornata, anche in piedi, anche quando si è fermi a un semaforo o in coda al supermercato”, consiglia l’osteopata. “Almeno per le prime volte, il training a fianco di un’ostetrica è fondamentale perché, per contrarre i muscoli del perineo, spesso si spinge erroneamente in fuori l’addome, si stringono le cosce o si tendono i glutei: sono movimenti errati e devono essere corretti”.

Se il pavimento pelvico è contratto, serve l’osteopatia

L’osteopata si occupa del corpo nella sua globalità, come un insieme di relazioni biomeccaniche: ecco perché il suo intervento si rivela prezioso anche per il normalizzare contemporaneamente il diaframma respiratorio e il pavimento pelvico, per distendere le contratture presenti nel bacino e per eliminare le alterazioni che creano flogosi, con un’azione di riequilibrio sinergico delle pressioni addominali. “A differenza dell’ostetrica, che agisce sul pavimento pelvico dall’interno, nei casi di ipertono è utile l’intervento dell’osteopata, che invece lavora solo dall’esterno”, chiarisce Sala. “Con apposite manualità verificheremo se muscoli e legamenti che si inseriscono sull’osso sacro sono in equilibrio, se il bacino è in asse o è inclinato, se ci sono deviazioni della colonna o se si riscontrano esiti di traumi a livello del coccige, che possono determinate uno stato infiammatorio persistente che si riflette sul pavimento pelvico. E non si può dimenticare che la cicatrice di un parto cesareo crea comunque delle alterazioni, interne ed esterne, nella zona pelvica, che possono creare disturbi anche a distanza di molti anni”.

Pavimento pelvico: prendersene cura con l'osteopatia

Durante la visita osteopatica, “si valuta inoltre se ci sono stipsi e gonfiore addominale, e in quel caso si procede con i trattamenti che normalizzano la funzione evacuatoria. Se invece è presente congestione a livello pelvico, sarà utile utilizzare delle tecniche fasciali con lo scopo di ridurre lo stato infiammatorio. Le manovre osteopatiche di rilascio delle disfunzioni così individuate possono essere di grande aiuto anche per attenuare la sintomatologia della cistite interstiziale, un’infiammazione cronica e molto invalidante d’origine non batterica che danneggia le pareti della vescica e provoca dolore pelvico e addominale, perdite e incontinenza”.

Chi è Raffaella Sala

Raffaella Sala
Raffaella Sala, osteopata

Raffaella Sala è Osteopata DO, BSc (Hons)UK, dottore in Scienze Motorie
D.P.O. Diploma Osteopatia Pediatrica presso Osteopathie Schule Deutschland. Già docente di Metodologia Clinica Osteopatica Pediatrica presso Osteopatie Schule Deutschland e presso Master di Scienze osteopatiche di I livello Università Bicocca Milano, è docente di Osteopatia Cranio Sacrale e Osteopatia Pediatrica presso ICOM Malta Educational. Ha svolto l’attività di osteopata presso il reparto di Neonatologia dell’Ospedale di Carate Brianza per nove anni e presso uno studio medico dentistico per un approccio integrato ortodontista-osteopata, maturando così esperienza decennale in ambito osteopatico pediatrico. Ha seguito numerosi corsi di aggiornamento in ambito pediatrico e ginecologico di cui è stata anche relatrice. È responsabile Clinica Osteopatica Pediatrica ICOM Cinisello. È autrice di numerosi articoli sul trattamento Osteopatico in ambito pediatrico, ostetrico e per i bambini con spettro autistico (Cap. “Osteopatia e disturbi dello Spettro autistico” in “La Medicina Osteopatica in Pediatria” (Edra ed.) Da anni si occupa di osteopatia per la cura dei malesseri fisici dei bambini con disturbo dello spettro autistico.

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