venerdì 4 Ottobre 2024

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Salute ed educazione: il benessere psicofisico dei figli passa per la preparazione dei genitori

Intervista esclusiva allo psicopedagogista scolastico Stefano Rossi.

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Salute ed educazione: il benessere psicofisico dei figli passa per la preparazione dei genitori. Intervista allo psicopedagogista scolastico Stefano Rossi, direttore del team di consulenza genitoriale di MyEdu. Migliorare il rapporto genitori figli per abbattere lo stress psico fisico adolescenziale, preparare alla vita le nuove generazioni. Una soluzione prova a darla MyEdu, casa editrice milanese specializzata in prodotti digitali per l’educazione scolastica che ha lanciato “MyEdu Coaching”, uno strumento a sostegno della genitorialità con video, podcast e i consigli degli esperti per sostenere il mestiere più difficile: essere genitori.

Rivolto ai genitori dei ragazzi della scuola primaria e secondaria di I grado, gli psicopedagogisti offrono spunti utili per comprendere e gestire i “comportamenti tempesta” di bambini e ragazzi, alcuni dei quali sfociati purtroppo in gravi casi di cronaca. La direzione scientifica del progetto è stata affidata a Stefano Rossi, psicopedagogista scolastico e formatore, affiancato da Mila Valsecchi, esperta in neuroscienze e formazione, oltre a un team di professionisti che curano i diversi aspetti della vita dei genitori: dall’alimentazione al gioco, dallo sport al rapporto con gli altri, fino alla scelta del proprio stile di genitorialità.

Secondo il report dell’Unicef 2022, uscito, in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nel mondo 1 adolescente su 7 (10-19 anni) ha un disturbo mentale diagnosticato; di questi, l’ansia e la depressione rappresentano il 40%.

Benessere psicofisico figli
Laura Fumagalli, presidente MyEdu

“Educare oggi è difficile, in classe come a casa – spiega Laura Fumagalli, presidente di MyEdu – Mentre spesso gli insegnanti lavorano nella tempesta affrontando problemi sempre più frequenti di regolazione emotiva, molti genitori si definiscono nella nebbia, proprio a causa del collasso di quei valori verticali che ieri orientavano il progetto educativo familiare. In questo contesto si inserisce un vero e proprio servizio di consulenza genitoriale con un prodotto inedito pensato per rispondere alle richieste di aiuto dei genitori”.

Salute Today ha raggiunto Stefano Rossi, psicopedagogista scolastico, nonché direttore del progetto MyEdu Coaching.

Benessere psicofisico figli? Passa per la preparazione dei genitori. Intervista al dr. Stefano Rossi.

Benessere psicofisico figli
Mila Valsecchi e Stefano Rossi – Immagine MyEdu

Come vanno educati i figli del nuovo millennio? Quali consigli e quali strade possono aiutare i genitori nella crescita dei propri figli e nel rapporto più armonico dei ragazzi?

“Riguardo alle fatiche emotive e anche psicologiche degli adolescenti di oggi, bisogna fare una considerazione: i genitori di ieri, in buona fede, desideravano di avere un bravo bambino. Un bambino che avesse un comportamento adeguato. Questo perché ieri eravamo in quella che io chiamo la società verticale, in cielo c’erano i valori e il genitore con la pedagogia tra virgolette del castigo, metteva nel cuore del bambino o dell’adolescente il senso di colpa, che fungeva da senso di responsabilità. Oggi, che cosa accade? Che siamo in un tempo che non è più verticale, ma è orizzontale. Che cosa significa? Che i valori sono caduti fuori dal cielo e ci troviamo in un tempo dove potenzialmente si può fare tutto, ma il nuovo comandamento è il mito della prestazione. Questo fa sì che i genitori siano a loro volta in ansia, angosciati e quindi in buona fede iniziano a desiderare non più un bravo bambino. Ma quello che io chiamo un bambino di luce. E il bambino di luce, nel passaggio tra il bambino di luce è un bambino prestazionale. È un bambino che deve far risplendere la famiglia con le sue capacità”.

E nel periodo dell’adolescenza? Cosa succede?

“Nel passaggio dall’infanzia alla preadolescenza possiamo dire che si riscontra il peso della luce in questi ragazzi. L’attuale generazione di adolescenti e preadolescenti non ha più un cuore appesantito dal senso di colpa, ma un cuore tagliato dal senso di inadeguatezza, cioè dalla paura di non farcela, di non riuscire a brillare come i genitori, ma spesso anche come la società chiede loro di dover fare. Questa lettura più filosofica che psicologica ci aiuta intanto a capire che il compito del genitore è quello di amare il figlio non per quello che dovrebbe essere, ma per quello che è. Il figlio non va raddrizzato a livello di aspettativa. Ogni figlio rompe l’ordine delle aspettative perché sta cercando la sua luce. Dobbiamo farli sentire amati per quello che sono”.

I casi di cronaca con al centro minori in età scolare pongono in evidenza alcuni aspetti negativi della vita dei più giovani: mancanza di empatia, assenza di senso del limite, mancata presa di coscienza dei propri gesti. Secondo lei a chi si devono imputare queste gravi mancanze nell’educazione?

“Beh, rispetto al narcisismo e all’assenza e alla diminuzione dell’empatia possiamo dire che non è una cosa che riguarda solo i ragazzi. Noi siamo nella società di Narciso perché attualmente siamo nella società in cui riagganciandoci a quanto detto prima ogni io vuole stare in cielo, ogni io vuole essere Dio. Ogni io vuole considerarsi soprattutto indipendente dall’altro. È questo il grande come dire la grande fregatura del narcisismo no? I social ci raccontano che dobbiamo brillare i social abituano i ragazzi al principio del mi mostro dunque sono e l’effetto qual è? L’effetto è che il narcisismo, da un lato fa sparire l’altro, l’empatia, la solidarietà, l’amicizia, perché ogni io pensa a sé stesso, ma di contro l’io che perde il tu, Narciso che si specchia nel riflesso della sua immagine diventa sempre più fragile, perché checché ne dicano come dire i modelli e gli algoritmi dei social, noi siamo animali d’empatia, siamo animali da attaccamento, sappiamo che a far calmare il pianto del bambino è l’abbraccio del genitore. Senza questo abbraccio il bambino è sempre più fragile”.

Dopo i recenti casi di cronaca in Campania il governo ha posto in atto proposte di pene più severe per i minori che delinquono, prevedendo addirittura il carcere per i genitori che non mandano i propri figli a scuola. La repressione è la strada giusta?

“I fatti recenti avvenuti in Campania in realtà ci dicono che dobbiamo fare molta attenzione. Ci sono due modelli educativi speculari: il genitore zucchero filato, io lo chiamo così, è quello che dice sempre sì, non dà limiti al bambino. Non ponendo limiti al bambino, questi si sente un piccolo imperatore e in adolescenza come abbiamo visto purtroppo nel caso dello stupro di Palermo, il Piccolo Imperatore si considera di conseguenza più in alto dell’altro e in diritto di decidere la vita o la morte dell’altro.

A livello preventivo cosa possiamo fare?

“Bisogna tenere un equilibrio. Il genitore deve essere un porto sicuro che sa tenere insieme due dimensioni: la fermezza quindi i limiti, le regole, i no che limitano il narcisismo del bambino e del ragazzino, ma accanto a questa dimensione serve l’amorevolezza cioè l’educazione all’empatia. Un modo semplice è dare ai figli delle conseguenze naturali. Se ti comporti in questa maniera scatta la conseguenza, ma allo stesso tempo educarli a sentire, cioè insegnare al Narciso come si è sentita la sorellina, la professoressa, l’amico, quando un narciso è stato superbo, aggressivo e prepotente.

Quindi ecco per rispondere chiudo sulla domanda precedente alla dialettica antitetica repressione contro educazione: la repressione non ha mai aiutato nulla. Serve un’educazione emotivamente intelligente“.

Come convincere un genitore a migliorare il rapporto con i propri figli? Quali buone pratiche?

“Nel mio ultimo libro edito da Feltrinelli Lezioni d’amore per un figlio provo a dare questa immagine ai genitori, e cioè che oggi bisogna saper costruire con i bambini e con i ragazzi un relazione cosiddetta porto sicuro”. All’interno di una relazione porto sicuro ci sono varie coordinate, ne cito due che vanno poco di moda. La prima è il tempo. Se tu mi dedichi tempo vuol dire che mi vuoi bene se mi vuoi bene vuol dire che ho un valore, se ho un valore significa che troverò il coraggio e la speranza per salpare verso il mare aperto. Quindi i nostri ragazzi hanno bisogno di un tempo, ma un tempo di qualità. E allo stesso tempo hanno bisogno anche del sorriso. Possiamo dire che il sorriso è la forma più profonda di abbraccio. Un bambino lo sente, un adolescente lo sente, se tra mille questioni c’è anche un tempo in cui hai piacere a stare con lui. Questo rinforza l’autostima, la tenacia e il coraggio di salpare.

Possiamo ribaltare questo principio che io chiamo l’equazione tempo/amore in quest’ottica. Se non mi dedichi tempo, vuol dire che non mi vuoi davvero bene; se non mi vuoi davvero bene, vuol dire che non ho un valore. Poi una volta adulto inizierà a cercare l’amore nei posti peggiori”.

Reazioni dei genitori di fronte a presunte ingiustizie subite dai propri figli nelle classi scolastiche, difesa ad oltranza dei propri figli di fronte ad atti gravi, professori continuamente sotto tiro. Quale ruolo per la formazione?

“La difesa a oltranza dei figli. Scuola e famiglia sono come due remi che insieme devono spingere la vita del figlio. Che cosa accade se questi remi non sono coordinati? In questo caso la barca del figlio andrà fuori rotta e inizierà a girare su sé stessa. Ecco perché scuola e famiglia devono imparare a remare insieme nella stessa direzione”.

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