Trapiantato in via sperimentale un rene di maiale su una donna in condizioni di morte cerebrale, tenuta in vita artificialmente e con disfunzione renale. L’intervento, approvato dai familiari della donna prima che venisse tolta dal supporto vitale, è stato eseguito alla NYU Langone Health di New York. La procedura prevedeva l’utilizzo del rene prelevato da un maiale geneticamente modificato al fine di ridurre le possibilità di rigetto. Per tre giorni il nuovo rene è rimasto collegato ai vasi sanguigni ed è stato mantenuto al di fuori del corpo della donna, così che i ricercatori potessero accedervi.
“I risultati del test trapiantato – dichiara Robert Montgomery alla Reuters, sono apparsi normali. Il rene ha prodotto una quantità di urina pari a quella che ci si aspetterebbe da un rene umano trapiantato. Non ci sono stati segnali di un rigetto vigoroso e precoce, cosa che invece capita con reni di maiale non geneticamente modificati, quando trapiantati in primati non umani”. Segnali incoraggianti anche dal livello di creatinina, un indicatore di scarsa funzionalità renale, “tornato normale dopo il trapianto”, ha specificato Montgomery.
“L’ esperimento della New York University potrebbe aprire la strada a sperimentazioni su pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale”, ha affermato Montgomery. Tali studi potrebbero in futuro costituire una soluzione a breve termine per i pazienti critici, in attesa di un rene umano, o addirittura come innesto permanente.
Trapianto di rene: i dati in Italia
In Italia nel 2019, si legge dai dati ufficiali del Ministero della Salute, sono stati eseguiti 2.127 trapianti di rene, con un aumento dello 0,6% sul 2018. Nel 2019, si legge dal Rapporto 2020 del Centro Nazionale Trapianti, i trapianti di rene sono stati 1.906, 623 dei quali da donatore deceduto e 284 da donatore vivente. Per entrambe le tipologie, specifica il rapporto, “si è registrata una lieve flessione rispetto al 2019 (-10%), coerente con la contrazione di tutte le attività sanitarie del Paese conseguente all’epidemia da Coronavirus”. I pazienti che hanno ricevuto il trapianto da donatore deceduto nel 2020 hanno atteso mediamente in lista 2,07 anni.