Tumore della prostata: la chirurgia robotica. Il tumore della prostata è uno dei tumori più frequenti negli uomini. Solo nel 2020, in Italia, se ne sono registrati 36.000, per una media di circa 100 nuovi casi al giorno. Se un tempo il tumore della prostata sembrava colpire tendenzialmente dopo i sessant’anni di età, ormai da qualche anno si registra un aumento significativo di casi anche tra persone sulla cinquantina. Lo scorso anno, comunica la Società Italiana di Urologia Oncologica, tra i cinquantenni l’aumento dei tumori alla prostata è stato del 3,4% rispetto all’anno precedente.
Tumore della prostata: quanto è diffuso in Italia
In Italia il cancro della prostata è il tumore più diffuso tra gli uomini. Costituisce il 18,5% di tutti i tumori diagnosticati nella popolazione di sesso maschile. Nel 2020 i casi registrati nel nostro Paese ammontano, come dicevamo, a circa 36.000. Pur così diffuso, il tumore della prostata fa comunque molta meno paura di un tempo. Grazie soprattutto alla diagnosi precoce, che negli ultimi anni è divenuta una realtà ben consolidata, il tumore della prostata conduce sempre più raramente a un esito infausto. Novantadue persone su cento, a cinque anni dalla malattia, è ancora in vita, e il tasso di mortalità continua -anno dopo anno- a registrare significative quanto incoraggianti contrazioni.
Tumore della prostata: il ruolo del PSA nella diagnosi precoce
Un ruolo fondamentale nel contesto della diagnosi precoce lo riveste senza dubbio il PSA (Prostate Specific Antigene), una proteina prodotta dalla prostata e presente nel sangue.
In presenza di tumore, iperplasia prostatica benigna o infiammazione della prostata stessa, i livelli ematici di PSA possono aumentare, segnalando dunque -con un semplice esame del sangue- la presenza di possibili anomalie degne di approfondimento, e consentendo di formulare precocemente eventuali diagnosi di tumore.
Tumore della prostata: gli approcci terapeutici
Stabilita la diagnosi di tumore della prostata, gli approcci terapeutici possono variare di situazione in situazione. Saranno ovviamente i medici, dopo aver approfondito ogni aspetto e dopo averne ampiamente discusso con il paziente, a indicare le opzioni terapeutiche più adatte. Tra queste, nei casi in cui i medici la ritengano opportuna, c’è senza dubbio l’opzione chirurgica, che consiste nell’asportazione radicale della prostata; una pratica che negli ultimi anni, grazie alla chirurgia robotica, è divenuta poco invasiva e dunque molto più conservativa di un tempo.
Tumore della prostata: la chirurgia robotica
La prostatectomia radicale robotica è un intervento chirurgico che consente di asportare la ghiandola prostatica mediante specifici strumenti introdotti nel corpo attraverso cannule del diametro di 5-12 mm. Gli strumenti vengono guidati tramite un’apposita telecamera, con l’assistenza del robot DaVinci, prodotto dalla statunitense Intuitive Surgical. e distribuiti in Italia da AB Medica. Quest’ultimo permette al chirurgo di eseguire movimenti molto accurati osservando sul monitor le immagini inviate dalla telecamera. Durante l’intervento si esegue spesso anche l’esame istologico della prostata per valutare l’estensione del tumore stesso e stabilire se sia possibile conservare i nervi deputati alla funzione sessuale, e anche la continenza.
Tumore della prostata: la chirurgia robotica. Come avviene la prostatectomia robotica? Quali i vantaggi?
L’intervento di prostatectomia radicale robotica dura circa 3-4 ore ed è eseguito in anestesia generale. Il paziente è collocato su specifici supporti, con la testa rivolta verso il basso. Il chirurgo rimane seduto dinanzi a una console dalla quale ha modo di ingrandire l’area dell’intervento grazie alla telecamera introdotta nell’area stessa, che invia le immagini in tempo reale a uno schermo full HD. Il chirurgo può così disporre di immagini 3D ingrandite di ben 10 volte rispetto a ciò che vedrebbe a occhi nudo. Il sistema computerizzato trasmette istantaneamente il movimento delle mani del chirurgo alle braccia robotiche, alle quali sono fissati gli strumenti chirurgici. Ciò consente al chirurgo di lavorare con molta precisione e di distinguere anche le strutture anatomiche più piccole, col risultato di preservare i nervi deputati alla potenza sessuale e le strutture che concorrono al recupero della continenza.
Molto ridotte risultano anche le incisioni che sono praticate sulla cute per inserire le braccia del robot e che hanno un diametro di 5-10 millimetri. Significativamente ridotto anche il sanguinamento e il conseguente rischio di trasfusioni, così come ridotti risultano il rischio di infezioni, il dolore post-operatorio, la degenza e la convalescenza. Il paziente esce dalla sala operatoria con il catetere vescicale e drenaggio. Verranno entrambi rimossi nei giorni successivi.
I numeri della chirurgia robotica in Italia e nel mondo
Nel mondo i robot DaVinci sono oltre 6.700 e trovano applicazione non solo nella chirurgia della prostata. In Italia gli esemplari sono 150, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Sono utilizzati non solo per gli interventi di prostatectomia ma anche in ginecologia, nella chirurgia toracica, in quella generale e in altri ambiti. I pazienti operati in Italia nel solo anno 2021 con il robot DaVinci sono oltre 27.000.