Alcol in gravidanza: danni al feto anche se assunto in modica quantità. Il 9 settembre si celebrerà la Giornata mondiale della sindrome feto-alcolica e disturbi correlati. In occasione dell’evento, la Società Italiana di Neonatologia (SIN), ha lanciato un appello che invita le donne in gravidanza a rinunciare agli alcolici, in quanto l’esposizione all’alcol, anche in piccole quantità, comporta seri rischi, sia per la madre, sia per il feto. Tra questi rischi, è presente lo Spettro dei Disturbi Feto Alcolici (Fasd), ovvero una disabilità neurocognitiva permanente, e la Sindrome Feto Alcolica (Fas), ovvero la forma clinica più grave.
Alcol in gravidanza: danni al feto anche se assunto in modica quantità
La SIN ricorda che l’alcool è una sostanza cancerogena che può creare dipendenza, la quale passa sempre attraverso la placenta. Anche se il consumo avviene in maniera moderata e non giornaliera, ciò comporta conseguenze permanenti e irreversibili sul feto a causa dell’azione embriotossica e teratogena dell’etanolo, ed il feto non è in grado di metabolizzarlo.
Alcol in gravidanza: i dati dei rapporti Istisan
Secondo i rapporti Istisan 21/25, si stima che il 10% delle donne consuma alcool in gravidanza. Il rapporto dei nati con Fasd da queste donne è di 1 su 67 e dei nati con Fas di 1 su 300. Questi dati vengono verosimilmente sottovalutati, il numero di studi effettuati è molto limitato ed è presente grande inconsapevolezza da parte della popolazione e degli operatori sanitari sui possibili danni per la salute materno-infantile legati al consumo di alcool, anche quando minimo.
Alcol in gravidanza: lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha avviato uno studio ancora in corso, il quale ha il fine di promuovere una campagna di sensibilizzazione e prevenzione della Fasd. Lo studio tratta la “Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici e della Sindrome Feto Alcolica”. Lo scopo è quello di monitorare il reale consumo di alcol in gravidanza ed esposizione all’etanolo in utero, di sensibilizzare la popolazione sui danni dell’alcool per la salute materno-infantile e di formare il personale socio-sanitario sulla prevenzione, la diagnosi e il trattamento della Fasd.
Al progetto hanno preso parte numerosi neonatologi della SIN e degli Operatori Sanitari, i quali si sono distribuiti, per aree geografiche, in sei Unità Operative. La ricerca ha visto il coinvolgimento di 2 mila donne in gravidanza e 2 mila neonati sul territorio nazionale, senza criteri di esclusione specifici. Alle donne è stato domandato di compilare un questionario sulle abitudini alimentari prima e durante la gravidanza, oltre alla donazione di un campione biologico, necessario per la ricerca in laboratorio dell’etilglucuronide, un biomarcatore specifico del metabolismo dell’alcol.
Lo studio e una maggiore consapevolezza, secondo i ricercatori, sono fondamentali per cambiare il concetto secondo cui una piccola dose arrechi un piccolo danno e trasformarlo in “zero alcol zero Fasd”, perché i disordini feto-alcolici sono prevenibili al 100% se si evita totalmente l’alcol in gravidanza.