Obesità: gli effetti si tramandano dalla madre ai figli. Può la salute della madre influenzare quella del nascituro? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sì. Nel 2016, più di 1,3 miliardi di adulti erano sovrappeso e 650 milioni erano obesi. La prevalenza dell’obesità è allarmante non solo per la salute degli individui che ne sono affetti, ma anche per quella delle generazioni future. L’obesità materna infatti è associata anche al rischio di sviluppare malattie psichiatriche e del neurosviluppo nei bambini.
Un bambino cresciuto in un contesto in cui i genitori sono obesi, molto facilmente diverrà un adulto obeso, ma se messo in un contesto diverso, cosa potrebbe succedere?
Se lo è domandato il gruppo di ricerca del Dott. Andreas del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia alla Washington University di St. Louis, in uno studio per testare gli effetti dell’obesità materna sui topi.
Obesità: gli effetti si tramandano dalla madre ai figli. Lo studio
I ricercatori hanno nutrito topi femmine con una dieta ad alto contenuto di grassi e carboidrati per sei settimane prima del concepimento e fino allo svezzamento. I dati suggeriscono che gli effetti dell’obesità, come le disfunzioni metaboliche e mitocondriali, sono transgenerazionali e vengono passati fino a tre generazioni attraverso gli ovociti.
La scarsa qualità ovocitaria e di sviluppo embrionale nei topi obesi è associata a un’elevata produzione di specie reattive all’ossigeno, conosciute anche come radicali liberi. La supplementazione con antiossidanti riduce i radicali liberi e migliora la maturazione dell’ovocita, prevenendo nei topi le disfunzioni metaboliche indotte dalla dieta.
Si deduce che la scelta di assumere antiossidanti nel periodo pre-concezionale potrebbe essere una buona strategia per limitare questi effetti sugli ovociti. L’obesità materna oltre a favorire nella gestante patologie come diabete gestazionale, pre-eclampsia, ipertensione e depressione ha effetti anche sul nascituro che ha un maggior rischio di sviluppare anomalie congenite, perinatali e nascere prematuramente. Da qui l’importanza di raggiungere il normopeso prima di intraprendere la ricerca di una gravidanza, anche se spesso la relazione tra peso corporeo e disfunzioni metaboliche è dovuta a una scorretta ripartizione dei macronutrienti all’interno della dieta.
Mangiare nel modo corretto significa bilanciare il carico glicemico dei pasti, riducendo la secrezione insulinica migliorando così la fertilità e il profilo metabolico della futura gestante.
Erica Rosati
Erica Rosati, biologa, si laurea nel 2013 in Scienze Erboristiche e dei Prodotti della Salute, classe delle lauree in Scienze e Tecnologie Farmaceutiche, all’Università degli Studi di Parma. Si laurea poi con Lode in Scienze della Nutrizione Umana, curricula Nutraceutica al San Raffaele di Roma con una tesi dal titolo Ruolo del Microbioma nella Tolleranza Alimentare e possibile utilizzo di Nutraceutici nella modulazione della Risposta Immunitaria. Esercita la professione di biologa nutrizionista nel suo studio di Traversetolo, in provincia di Parma.