Binge Eating e Covid-19: possibile correlazione? Impossibile dimenticare come a cavallo del 2019 e del 2020 le vite di tutti siano state stravolte dalla diffusione del virus SARS-Cov-2: lo stato di pandemia è stato dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Marzo del 2020. Impossibile dimenticare restrizioni, distanziamento sociale e lockdown che a pensarci oggi, a distanza di più di tre anni, sembra incredibile, quasi come avessimo vissuto in un film. Eppure nessun fantasioso regista dietro a ciò che abbiamo vissuto. Complici la paura del contagio e la desolazione dovuta all’isolamento sociale, a seguito dell’introduzione delle misure restrittive per ridurre le infezioni, molte persone hanno avuto ricadute e peggioramenti delle proprie condizioni psicologiche.
Binge Eating e Covid-19: possibile correlazione?
Molti autori concordano nel definire la pandemia da COVID-19 come un evento traumatico che ha predisposto a comportamenti alimentari disfunzionali. Numerosi studi hanno riportato l’impatto critico che la pandemia ha avuto sulla diffusione e sull’incremento dei disturbi alimentari, tra questi si riscontra l’aumento degli episodi di Binge-Eating in pazienti affetti da bulimia nervosa.
Il Binge-Eating
Il Binge-Eating (BED), detto disturbo da alimentazione incontrollata, è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi di abbuffate ricorrenti cui seguono sensazioni negative come vergogna, tristezza e frustrazione. Le abbuffate sono caratteristiche anche in pazienti affetti da sindrome da alimentazione notturna, fame nervosa e bulimia nervosa, il BED si distingue da quest’ultima per l’assenza di strategie di compensazione e condotte di eliminazione. Questo disturbo è stato introdotto nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) nel 2013. Le persone che ne sono affette sviluppano nel tempo e in maniera diretta grave obesità, marcato disagio psicologico, depressione e bassa autostima. Segni clinici specifici, sottolineati da meccanismi neurologici tipici, sono la disregolazione emotiva, l’impulsività, la distorsione cognitiva.
Ponendo maggior interesse sul periodo della pandemia, molti studi concordano sul fatto che la presenza di un disturbo mentale antecedente, l’ansia sociale correlata al rischio di contrarre la malattia, l’isolamento sociale e l’appartenere al genere femminile sono stati identificati come fattori di rischio concorrenti nell’esacerbazione del BED oltre a porre le basi per una maggiore suscettibilità alla patologia.
Binge Eating: il ruolo dell’ossitocina
Queste osservazioni hanno suggerito il ruolo importante dell’ossitocina, un neuropeptide coinvolto nella regolazione dell’appetito e implicato nel comportamento sociale. Seppur questi studi siamo stati condotti su un numero di soggetti limitato e concentrati soprattutto nelle aree geografiche di Europa e America, si può affermare concludendo, che le restrizioni sociali e la pandemia da COVID-19 abbiano avuto un impatto negativo sui disturbi alimentari, in particolar modo sul BED.
Erica Rosati e Francesca Ardone
Erica Rosati e Francesca Ardone, Biologhe Nutrizioniste, esercitiamo insieme la loro professione a Traversetolo, in provincia di Parma. Erica Rosati è laureata in Scienze Erboristiche e dei Prodotti della Salute presso l’Università di Parma e ha terminato gli studi laureandosi con lode in Scienze della Nutrizione Umana, curricula Nutraceutica al San Raffaele di Roma con una tesi dal titolo “Ruolo del Microbioma nella Tolleranza Alimentare e possibile utilizzo di Nutraceutici nella modulazione della Risposta Immunitaria”. Francesca è laureata in Scienze Biologiche presso l’Università di Parma e ha terminato gli studi presso la stessa Università, laureandosi con lode in Biologia e Applicazioni Biomediche, curricula Biologia della Nutrizione con una tesi dal titolo “Applicazione della dieta chetogenica nella gestione glicemica del paziente con DMT1”.