Ogni anno in Italia si registrano circa 3.400 nuovi casi di leucemia linfatica cronica, tumore del sangue che colpisce i linfociti B. La leucemia linfatica cronica che colpisce il 30% dei pazienti affetti di leucemia. Nel 50% dei casi è senza sintomi e può consentire lo svolgersi di una vita normale.
Leucemia linfatica cronica: prende il via la campagna nazionale
Prende il via oggi la campagna nazionale “La leucemia linfatica cronica nella mia vita, un futuro da vivere” con il sostegno di AstraZeneca e il patrocinio di AIL Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma. Il progetto prevede una sezione dedicata all’interno del sito ail.it con diversi contenuti: un video, un podcast in 3 puntate con le voci dei pazienti e dei loro caregiver, videointerviste con clinici e anche un instant book.
“La leucemia linfatica cronica”, dichiara Francesca Mauro, professore associato dell’Istituto di Ematologia dell’Università Sapienza “ha un andamento clinico molto eterogeneo: la maggioranza dei pazienti non presenta sintomi, arriva alla diagnosi in seguito a controlli eseguiti per altri motivi e rimane stabile per anni senza necessità di terapia”.
Antonio Cuneo, direttore dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, spiega che “i segni, di solito, sono rappresentati da ingrossamento dei linfonodi, anemia e piastrinopenia con febbre, sensazione di affaticamento e perdita di peso e, quando sono presenti, indicano l’opportunità di iniziare la terapia. La tradizionale immuno-chemioterapia è ancora efficace ma solo in alcuni casi”, prosegue Cuneo. “La revisione delle linee guida europee però ha ridotto i pazienti candidabili a questo approccio, per cui le terapie mirate sono destinate a diventare sempre più lo standard di cura, garantendo un’efficacia e una tollerabilità molto elevate, fondamentali per questi pazienti cronici”.
Sergio Amadori, presidente nazionale Ail, spiega che “la leucemia linfatica cronica è tipica dell’età più avanzata. Il 40% delle diagnosi riguarda le persone di età superiore ai 75 anni e solo il 15% interessa i 50enni. Nella gran parte dei casi la malattia progredisce lentamente e, nei pazienti più anziani, può essere difficile riscontrare una differenza dell’aspettativa di vita rispetto alla popolazione generale”.