venerdì 4 Ottobre 2024

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Rischio cuore dopo il COVID soprattutto nel primo mese

I risultati di un recente studio condotto dalla UK Biobank

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Rischio cuore dopo il COVID soprattutto nel primo mese. Secondo uno studio condotto dalla UK Biobank, con il Covid può essere maggiore il rischio che insorgano problemi cardiovascolari. Infatti, rischi come infarto, ictus, trombosi e addirittura morte nei mesi successivi alla guarigione sono considerevolmente maggiori del solito. I rischi sono più elevati durante il primo mese dalla guarigione ma potrebbero presentarsi anche successivamente ai primi 30 giorni.

Rischio cuore dopo il COVID: lo studio

Lo studio della UK Biobank ha visto coinvolte 53.613 persone, di cui 17.871 risultate positive al Covid nel periodo che va dal marzo 2020 al marzo 2021. Tra le persone colpite dal virus e componenti il campione, circa 2.700 sono state ricoverate e hanno avuto bisogno di assistenza ospedaliera. Dallo studio è emerso che, chi ha contratto il virus ma non è stato ricoverato in ospedale, è soggetto a un rischio quasi triplicato di trombosi venosa e 10 volte maggiore di morire per qualsiasi altra causa. Per quanto riguarda coloro che invece sono stati ricoverati in ospedale a causa del Covid, si è presentato un rischio maggiore di tutti i problemi cardiovascolari:

  • le probabilità di sviluppare un trombo venoso erano 27 volte superiori;
  • le probabilità di insufficienza cardiaca 21,5 volte superiori;
  • le probabilità di ictus 17,5 volte superiori;
  • il rischio di diagnosi di fibrillazione atriale quasi 15 volte superiore;
  • il rischio di pericardite quasi 14 volte superiore;
  • l rischio di infarto quasi 10 volte superiore.

Tra i soggetti guariti dal Covid anche il rischio di morte era superiore. Secondo i dati dello studio, le probabilità di morte erano 118 volte maggiori rispetto a chi non ha avuto necessità di cure ospedaliere.

I risultati dello studio suggeriscono dunque l’opportunità di una profilassi terapeutica a base di farmaci anticoagulanti di almeno una settimana nei pazienti Covid, specie quelli a più a rischio.

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