venerdì 3 Maggio 2024

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Smart working, i consigli del chiropratico per mantenersi in buona salute

Intervista al dr. Manuel Mazzini, chiropratico in Milano.

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Smart working, i consigli del chiropratico per mantenersi in buona salute. Ormai da un paio d’anni il concetto di smart working ci è divenuto familiare. I lunghi mesi di restrizione e di lockdown cui ci ha costretti il Covid hanno dato un forte impulso al lavoro da remoto, da casa, davanti allo schermo del nostro computer seduti per lunghe ore nel nostro studio domestico. In casa, però, spesso ci si ritrova a lavorare seduti su sedie che non sono specificamente studiate per il lavoro. Ciò mette potenzialmente a rischio la salute della nostra colonna vertebrale. Come fare, dunque, per assicurarsi di lavorare in piena sicurezza e senza stancarsi troppo né mentalmente né fisicamente? L’abbiamo chiesto a Manuel Mazzini, dottore chiropratico in Milano, già segretario dell’Associazione Italiana Chiropratici, nel 2006 Chiropratico AIC dell’Anno e nel 2016 TMC International Chiropractor of the Year

Smart Working i consigli del chiorpratico
Manuel Mazzini, Dottore Chiropratico in Milano

Dottor Mazzini, nella sua lunga esperienza di chiropratico quali suggerimenti ritiene appropriati per limitare i danni che possono derivare dal lavorare per lungo tempo in smart working?

“La maggior parte delle persone non abituate allo smart working, commette l’errore di lavorare incessantemente per tutta la giornata, senza le necessarie pause. Ciò porta inevitabilmente al sorgere di vari disturbi al collo, alle spalle, alle braccia, alla testa e alla schiena. Non è raro, poi, che mani e piedi si gonfino, così come spesso insorgono le epicondiliti, il famoso gomito del tennista“.

Gli effetti dello smart working sono legati esclusivamente agli arti?

“No. Molti si affaticano anche mentalmente e questo si ripercuote sulla loro produttività. A ciò possono sovente accompagnarsi difficoltà nella digestione, costipazione e disturbi del sonno. Il nostro organismo non è abituato ai ritmi dello smart working e alle posture sbagliate cui spesso lo costringiamo. E i sintomi sopra evidenziati altro non sono che richieste di aiuto che il nostro organismo ci invia per segnalarci che qualcosa non va. Quindi per prima cosa suggerisco a chi lavora in smart working di creare e seguire delle buone abitudini. La prima e più importante di tutte è prendersi delle pause regolari, alzarsi dalla sedia almeno ogni 45/50 minuti e fare qualche passo, magari già solo attorno al tavolo. Chi soffre già di disturbi alla colonna vertebrale o al collo e alle spalle farebbe bene a prendersi molto più frequenti, almeno ogni 20/25 minuti.

Oltre a quello di prendersi pause regolari, ci sono altri suggerimenti da seguire per mantenersi un buona salute nonostante le tante ore trascorse davanti al computer?

“Le posture sbagliate non solo creano danni alle nostre articolazioni ma vanno anche a bloccare la respirazione diaframmatica, e di conseguenza attivano la respirazione “secondaria” operata dai muscoli del collo. Prolungati stati di tensione muscolare creeranno prima di tutto disturbi al collo, spalle e testa che si diffonderanno lungo tutta la colonna vertebrale, ma potranno anche creare disturbi di digestione e costipazione. Inoltre il cervello non riuscirà a ricevere abbastanza ossigeno e, a lungo andare, la mente si stancherà, le idee si offuscheranno e non riusciremo più a produrre il lavoro che ci siamo prefissati di svolgere. Perciò quando ci sediamo al computer, prima di iniziare a lavorare, sarebbe buono svolgere il cosiddetto test del diaframma: da seduti mettete una mano sulla pancia e prendete un respiro profondo. Immaginate di essere una fisarmonica. Se la pancia si gonfierà facilmente allora la nostra postazione sarà giusta per la respirazione diaframmatica. Ripetiamo il test più volte nella giornata, perché con il passare del tempo da seduti si tende a chiudere le spalle e avvicinare gli occhi allo schermo chiudendosi a “scatoletta”.

Sul nostro stato di salute incide anche il tipo di seduta che utilizziamo?

“Certo. Meglio sarebbe scegliere una sedia che si alzi e si abbassi. Altrimenti, se abbiamo solo una sedia da cucina, dovremo fare, per così dire, di necessità virtù. Personalmente ho sperimentato che posizionare un cuscino basso della camera da letto dietro la schiena e sotto il sedere, piegandolo a metà, aiuta la mia colonna vertebrale”.

Per gentile concessione di Varier (www.varierfurniture.com)

E il computer? Come va posizionato?

I nostri occhi dovrebbero trovarsi allo stesso livello dello schermo. A chi utilizza tablet o smartphone suggerisco di mettersi seduti sul divano, piegare le gambe, posizionare un cuscino sulle gambe e appoggiarvi i gomiti così da non essere costretti a piegare il collo in giù e avere lo schermo davanti agli occhi. Questi accorgimenti posturali insegnateli anche ai vostri figli perché diventino parte delle loro abitudini di vita, e ai nonni che spesso si fanno male senza neanche saperlo”.

È vero che anche la posizione dei piedi riveste un’importanza fondamentale nel prevenire danni da smart working?

“È vero. Ai miei pazienti suggerisco sempre di posizionare qualcosa sotto i piedi per alzarli e appoggiarli in modo che le ginocchia stiano a circa 90°, meglio ancora se al piede è anche permessa una leggera dorsiflessione. In questo modo i piedi non si gonfieranno più. Se dovessero ancora farlo, un bel pediluvio alla sera con i sali di magnesio per 20 minuti può rivelarsi particolarmente efficace. E anche i polsi dovrebbero essere oggetto delle nostre attenzioni”.

Per gentile concessione di Scandinavia Design (http://www.scandinaviandesign.it)

Ci spieghi di più.

“Ogni giorno, tra l’utilizzo della tastiera e quello del mouse, costringiamo i nostri polsi a un enorme lavoro. Per non caricarli eccessivamente, un buon accorgimento è quello di arrotolare un piccolo asciugamano e di posizionarlo sotto il polso quando usiamo il mouse. Questo semplice accorgimento ci aiuterà a prevenire tendiniti del polso e al gomito e contribuirà a mantenere rilassati i muscoli delle spalle e del collo. E infine, se me lo permette, è opportuno bere acqua regolarmente. Ogni 45/50 minuti facciamo una pausa e beviamo un bel bicchiere d’acqua. L’acqua è fondamentale per la salute in generale, e in particolare per i dischi della nostra colonna vertebrale. E non dimentichiamo di fare stretching ed esercizi leggeri. Prima e dopo il lavoro sciogliamo bene i muscoli delle spalle e del collo con movimenti leggeri e senza sentire dolori”.

Smart Working i consigli del chiropratico
thodonal – adobestock.com

Dottor Mazzini, per concludere: in che modo rivolgersi al chiropratico può aiutarci a prevenire i disturbi tipici dello smart working?

“Il chiropratico può rivestire un ruolo di importanza primaria nel prevenire e fronteggiare i disturbi relazionati allo smart working. È un professionista sanitario in grado, per così dire, di resettare il nostro sistema neuro-muscolo-scheletrico e rinforzare così il nostro stato di  salute, il bene più prezioso che tutti noi abbiamo”.

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Chi è il chiropratico?

Il Dottore Chiropratico, si legge dal sito dell’Associazione Italiana Chiropratici, è un professionista sanitario “che ha conseguito una Laurea Magistrale in Chiropratica in linea con gli standard internazionali sulla formazione chiropratica”. Il titolo di Dottore in Chiropratica si consegue attraverso un percorso di studi di Laurea Magistrale della durata di almeno 5 anni a frequenza obbligatoria e con praticantato clinico presso college e università accreditate secondo gli standard internazionali sulla formazione della professione. La gran parte delle università e dei college nei quali si può studiare chiropratica si trova negli Stati Uniti. Il Dottore Chiropratico, si legge sempre dal sito AIC, “lavora sui muscoli e sulle articolazioni, principalmente della colonna vertebrale, ma anche sulle estremità, per l’effetto che queste strutture hanno sulla biomeccanica deambulatoria e sul sistema nervoso centrale e periferico e quindi sugli effetti globali che esso può avere sulla salute e sul benessere della persona”.

Cos’è la chiropratica?

La Chiropratica, si legge sempre dal sito AIC “è una professione sanitaria di grado primario che riconosce la capacità intrinseca del corpo di raggiungere e mantenere uno stato di equilibrio e comprende che fattori interni ed esterni abbiano il potenziale di interferire con la normale funzione e interazione tra tutti i sistemi corporei. È fondata sull’assunto che la corretta struttura, allineamento e funzionalità della colonna vertebrale siano necessari per il corretto funzionamento ed equilibrio del sistema nervoso quale regolatore della fisiologia e della salute dell’organismo. Il Dottore Chiropratico individua i fattori causali ed elimina l’interferenza neurologica funzionale (sublussazione) ristabilendo l’integrità della colonna vertebrale, dell’apparato muscolo scheletrico e il funzionamento del sistema nervoso”.

 

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